domenica 1 febbraio 2015

Decifrare il karma





La Dea Maya mentre “suona” simbolo delle sue lusinghe…





Se consideriamo il Karma come una sorta di “banca dati” che ci consente di verificare il passato (come causa) potremmo noi determinare il futuro (come effetto)?
Ed attraverso quale procedimento?
Sono due (citando le principali) le filosofie (o mistiche, o religioni che dir si voglia)utili a tracciare un filo conduttore che dipani le nebulosità della questione, quella Buddhista e quella Qabalistica.
Dalla prima ho estratto il concetto dell’impermanenza, del non attaccamento alle cose (per non creare delle concrezioni karmiche) e dell’illusione che questo mondo ci pone di fronte, chiamato il Velo di Maya o appunto, Velo dell’illusione.
Dalla seconda ho tratto il concetto di indissolubilità tra Verbo, Numero, Energia, Armonia e Creazione, ovvero la prova provata che il meccanismo numerico che regola il multiverso ci pone davanti agli occhi una sorta di “schermo cinematografico” in cui si dipana il film (karmico) dell’ esistenza che ci vede protagonisti.
Ma il carattere dell’ “estrazione” del dato che determina il futuro di un’azione, avrà una fonte divinatoria o frutto di calcoli numerici, e se si, quali?
Ovvio è che se la nostra curiosità sarà a breve scadenza (del tipo ho risposto male al mio datore di lavoro quale sarà l’esito della situazione creata?) non dovremo perderci in calcoli astrusi o machiavellici, ma se al contrario dovessimo ricercare un effetto ad una causa creatasi migliaia di anni fa dovremmo sicuramente attenerci a calcoli precisi e solidi. Prendendo in considerazione il mondo della fisica,(ulteriore “branca” di studi utile per capire il karma) il terzo principio della dinamica sostiene che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Anche se di origine assai remota, tra i fondamenti del postulato karmico troviamo il medesimo principio nell'affermazione che ogni evento discende da una causa e l’effetto può essere estinto solo annullando la causa che l’ha manifestato. Da questa equazione filosofica nasce il termine di karma che equivale alla correlazione tra causa ed effetto.
Nei termini di questa equazione filosofica è consequenziale ritenere che ogni pensiero, parola ed ogni azione che vengano espresse, diano origine a catene di complesse reazioni nella sfera fisico-emotiva tanto di chi le ha prodotte quanto di chi ne è stato il bersaglio. Questo evidenzia per la prima volta un nuovo assunto: il principio d’interazione che collega attraverso una catena infinita di azioni-reazioni ogni componente dell’umanità.
Con ciò, il modello karmico dimostra che nessun individuo è mai solo o scollegato dai propri simili. Perché la filosofia karmica svela come ci siano azioni dalla capacità reattiva assai lunga e come esistano cause che muovono effetti quasi infiniti che, di volta in volta coinvolgono vasti settori dell’umanità svelando l’esistenza di un destino comune .
Dai canoni di questo insegnamento si desume che il destino non è affatto fatale né imperscrutabile, ma discende da un processo coerente, che procede da cause chiare e perscrutabili.
La reattività karmica è mossa sostanzialmente da due fonti, perciò è detta binaria.
La fonte karmica più facilmente percettibile è quella d’origine individuale, mentre la meno appariscente è quella generata da cause comuni a vasti segmenti di umanità. (anche se Catastrofi, naturali, umanitarie, sociali etc… possono comunque definirsi soggiacenti alle medesime leggi karmiche).  Ma la fonte suprema dell’attività karmica è la volontà individuale che, con emozioni, passioni e desideri, genera un complesso sistema di relazioni retto da un sistema binario minore. Quello dell’attrazione e della repulsione, che si va ad intergare al “karma binario principale” spesso con “effetti farfalla” o “teorie delle catastrofi”.
Ogni cosa, fatto o persona che faccia insorgere emozioni attrattive (volontà di pos-sesso) o repulsive (volontà distruttiva) inizia un’attività karmica. E quanti sono coinvolti dall'attrazione o dalla repulsione, nonostante la diversificazione dei ruoli, da attori o comprimari, restano comunque coinvolti dagli effetti della propria volontà emotiva. (citando il libro “ Nulla succede per caso” di Robert H Hopcke, la cui tematica tratta di coincidenze incredibili in grado di modificare il corso della nostra esistenza e di effetti sincronistici, mi viene in mente l’episodio di un uomo che non appena cambiava lavoro, le varie aziende che lo avevano visto come dipendente erano destinate a chiudere entro breve tempo).
 Effetti che anche quando prendessero la forma di fattore esterno, saranno sempre e solo la reazione al proprio agire. E quando l’incontro avviene in un lontano futuro, non potendone più discernere l’origine, viene avvolto da un alone di mistero (vedi sopra). Questo è il destino, legato all'idea di fato e di fatalità imperscrutabile. Eppure il destino potrebbe non avere una forma fortuita se la sua causa è la volontà più o meno consapevole di un artefice, regista o attore. E se il cosiddetto destino non è di natura fatale, allora, come viene insegnato, con azioni acconce può essere incanalato, smussato, sviato e ridotto. E questo è il fine ultimo della parte più esoterica dell’insegnamento. Riuscire prima a convivere col proprio karma per poi usare la sua spinta per raggiungere una meta che senza meno è condivisibile da entrambi (individualità ed anima). Ma prima bisogna saperne riconoscerne le cause. Che possono essere personali o provenienti da altri agenti, anche lontani, o ignorati, o dimenticati.
Insomma, un’intensa rete d’intenti relaziona l’attività karmica che sarebbe sbagliato credere individuale. Perché tutto influenza tutti e tutti influenzano l’umanità con fatti e pensieri che si proiettano moltiplicando i propri effetti fin dove è possibile, congiungendosi tra loro per poi tornare alle fonti che li ha generati.
In questo panorama potremmo riconoscere come una sorta d’istinto di sopravvivenza, permei il mondo delle idee, facendone una sfera mobile che vive di vita propria. La sfera psichica che la scienza conosce come vita conscia, subconscia e superconscia che, con il proprio impulso, sembrano spingere le idee a sopravvivere anche ai propri artefici, associandosi tra loro e costituendo alleanze con i meccanismi simili che trovano dentro e fuori la natura umana.
Il karma, si diceva, è il risultato di cause passate ma non estinte di cui, volenti o nolenti, si dovranno risolvere gli effetti. Ed ogni risultato và risolto, altrimenti va ad aggiungersi agli altri “nodi” di vita che finiscono per bloccare il flusso dell’avanzamento individuale. Questo, in fondo, è il senso del karma.
Un meccanismo coscienziale della natura umana, che agisce per induzione come la bilancia che ne è il simbolo . Un congegno che va capito per la sua funzione e che, come altri meccanismi psichici, è inutile rifiutare o tentare di sfuggire. Molto meglio assecondarne ragionevolmente le specificità, moderandone gradualmente l’abbrivio che incide la nostra vita. Così da usare l’intelligenza più che l’accettazione supina e attendista.
Ma non tutti hanno la stessa visione. Taluni l’interpretano come un evento che incombe minaccioso. Un fenomeno silente, oscuro e distaccato dalla realtà umana.
Una realtà a sé, chiamata Signore. Una divinità dalle origini contraddittorie che agisce come una ruota, sorteggiando ora l’uno ora l’altro, destinando bene o male con inspiegabili criteri.
Queste confuse interpretazioni creano spavento e inducono a credere all’esistenza di antipatie divine. Che molti cercano d’evitare immaginando prassi propiziatorie, gradite alla divinità, che attirino simpatie celesti, evitino i giudizi più critici, accattivandosene l’indulgenza con atti supplici (e qui parliamo di superstizione fine a se stessa)
Ma Riflettendo sul piano “divino” (quindi entrando in un terreno “magico – Teurgico”) quell'attrazione-repulsione,  fa si che si crei una corrente “eggregorica” che vede l’atto “Dev” – ozionale come motore ed energia allo stesso tempo di una deviazione karmica a nostro vantaggio (o a nostro discapito?…)
La Legge di Causa ed Effetto non è tanto figlia dell’azione quanto dell’intento
Il moto karmico, non scaturisce tanto da azioni e da fatti quanto da scelte fatte e da decisioni prese.
Questo sottintende che il karma ha una causa più mentale che fisica, è indubbioche ogni genere di azione possa solo conseguire alla volontà di chi l’ha concepita.
Allora, piuttosto che discendere da concause fisiche sembra che ogni reazione karmica abbia la propria causa nella volontà e nel pensiero. Ma pur appartenendo cause e concause a piani diversi nel processo karmico, restano in stretta relazione, anzi, i loro effetti non solo restano concomitanti ma si sommano e, per così dire, si moltiplicano. Vediamo come.
I pensieri che si muovono sui piani mentali, le parole che si muovono sui piani emotivi e le azioni che si muovono sul piano fisico sono tutti generatori karmici, ma movendosi simultaneamente producono i propri effetti su ogni livello. Perciò, non meraviglia che una stessa causa venga a tracciare, con i propri effetti, ogni piano coinvolto. Espandendo, così, e di molto, la sua intromissione nei piani di coscienza dell’individuo che, per così dire, lo subisce, complicandone parecchio le opportunità di replica.
Esorcizzare un nodo karmico, però, non significa in alcun modo “risolverlo”. Inutile, quindi, ricorrere a processi emotivi, deformati dal timore come quello della speranza. Il karma è un meccanismo che trova il proprio impulso nell’energia della coscienza. Una sorta d’imprinting mentale, insolubile sia dall’ottimismo salvifico che in un sol tocco vorrebbe cancellata ogni imperfezione, che dall’assolutismo pessimistico che sancisce solo drammi, colpe e punizioni.
In realtà sia in natura naturante che in natura naturata, non esiste nessuna relazione con il pessimismo (la malinconia) né con l’ottimismo (l’ebbrezza), perché i “toni” che colorano le emozioni sono l’espressione della natura passionale. Un prodotto artificiale della mente fisica, che spesso trova le proprie ragioni in fattori biologici, chimici e in alterazioni ormonali. E se i principi naturali,naturanti naturati non contemplano né pessimismo né ottimismo, sembra almeno stravagante la volontà di sancire l’esistenza d’un elemento punitivo o salvifico sovrastante le cause.
Dunque l’insegnamento karmico sembra una terza via. Una via di mezzo tra il salvataggio gratuito e disimpegnato e le punizioni perenni sancite per colpe momentanee.
La terza via è quella della correzione attraverso l’esperienza. La comprensione responsabile che consegue al riconoscimento dell’errore e la sua redenzione attraverso una completa correzione tanto dell’effetto quanto della causa che l’ha generato. Questa via parrebbe lo strumento ideale per migliorare sé stessi. Perché solo cominciando ad educare profondamente sé stessi si può pensare di migliorare l’umanità.
Non rimane che considerare il karma come un procedimento che manifesta gli effetti causati dalla volontarietà individuale, o di gruppo, riportandoli nella sfera che li ha determinati. Procedendo con equilibrio e distribuendo competenze e risorse in maniera né pessimistica né ottimistica ma “eguale”.
Questi tre esempi mi hanno fatto riflettere che ne esiste un altro, una via che solo i Guerrieri dell’Ombra conoscevano ed utilizzavano per non “appesantire” il loro karma e poter accedere ugualmente alla liberazione dal samsara.
Questa via si rivela attraverso due frasi:
Kajo Waraku Kajo chikusei (Il cuore come un fiore, lo spirito come il bambù) ovvero, nonostante io sia costretto, per portare a termine la missione che il karma stesso mi ha affidato, a compiere azioni deplorevoli, il mio spirito, il mio cuore e la mia anima, non saranno macchiate da sensi di colpa.
Banpen Fugyô (non lasciare che nemmeno diecimila cambiamenti turbino il tuo spirito).
Da quì la concezione che il vero iniziato alle Vie del Karma era colui il quale sapeva come muoversi, non solo per non turbare il proprio karma, ma addirittura per evolvere attraverso di esso, usando le trame del karma stesso come campo di azione e reazione, al pari di un Ragno che si muova nella propria tela…
Prossimamente tratterò dell’interpretazione del karma in base ed in funzione dei Numeri visti come “Costante Multiversale” e nell’approccio Qabalistico attraverso Gematria, Notariqon e Temurah.


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