sabato 30 maggio 2015

Questo è MIO!!! (perchè sono avaro)


Non so se vi sia mai capitato di traslocare, per un motivo o per un altro siete costretti a cambiare casa, vi accorgerete che avete accumulato oggetti e cose che non pensavate nemmeno di avere e di cui non sentivate nessuna necessità. Oggetti impolverati o rotti, mal funzionanti oppure incompleti, mazzi di carte, matite spuntate, racchette rotte o magliette macchiate, e tutte insieme un bel mucchio fanno, di spazio e di ordine vi portan danno e se questa filastrocca fa rider gli sciocchi ascoltate qua… vi apro un po’ gli occhi… In realtà questo zibaldone di cose è l’immagine stesso del vostro senso del possesso e dell’avidità che vi rende schiavi. Schiavi di oggetti che per quanto rotti vi creano “ancoraggi karmici” a circostanze, ricordi, pensieri passati, tutte “concrezioni karmiche” inutili e che dovrebbero essere cestinate.


Se ogniqualvolta tentate di disfarvi di quei sopracitati oggetti, venite presi dal dubbio che in un qualche modo possono comunque esservi di una qualche utilità, significa che fate parte della schiera di avari e che il vostro posto sarà accanto ai prodighi, agli iracondi ed agli accidiosi (temi trattati precedentemente) nel quarto e quinto cerchio dell’Inferno, dove Dante li trova mentre compiono una specie di danse macabre con i prodighi. I dannati spingono massi pesantissimi con il petto lungo la circonferenza del cerchio, ma non in tondo; un gruppo occupa un semicerchio e l'altro gruppo un altro e girano in modo da scontrarsi in due punti estremi diametralmente opposti. In quei punti essi si ingiuriano dicendosi reciprocamente "Perché tieni?" (perché conservi?), "Perché burli (perchè sperperi)?", poi si voltano e rifanno il semicerchio nella direzione opposta scontrandosi nuovamente e ripetendo “ab aeterno” questa azione tra il bizzarro ed il faceto…


La cupidigia, l’avidità il senso del possesso come aberrazione, sono tutte mancanze di consapevolezza della realtà, secondo l’Induismo questo porta al “Klesa” che in sanscrito significa "miseria" o "dolore" e quindi, tutto ciò che contribuisce a causare le miserie dell'uomo. Sempre l’Induismo ci fornisce questi dati (fonte wikipedia) "La mancanza di consapevolezza della realtà (avidya), il senso dell'egoismo, o senso dell'io-sono (asmita), le attrazioni e le repulsioni verso gli oggetti ed il forte attaccamento alla vita costituiscono le grandi afflizioni (kleśa) o cause di tutte le miserie della vita". (Yoga Sutra, II-3). Nel Buddhismo lo stesso concetto prende il nome di “Tre veleni” ovvero ignoranza, desiderio/attaccamento e avversione/rabbia.
Il mio, l’io, il collegato senso del possesso (che sfocia in invidia, gelosia, superbia, rabbia e frustrazione) sono tutti i frutti dell’incomprensione della nostra permanenza su questo piano materiale, la consapevolezza dell’Anitya, "impermanenza", è un termine sanscrito che fa parte della dottrina Buddhista e che fa capire che l’umanità intera è solo di passaggio e che è inutile accumulare beni materiali a scapito dell’illuminazione data dalla comprensione e dalla consapevolezza, inutile dire che chi, al contrario è preda e schiavo della materialità si “ammala” di duḥkha, la sofferenza o l'insoddisfazione perenne connaturata alle cose mondane.
Pensate, nemmeno cento anni fa, non esistevano smartphone ne televisori, non c’erano videogiochi o passatempi elettronici, le famiglie si sedevano alla sera attorno ad un tavolo e si raccontavano le esperienze che così si tramandavano di generazione in generazione, si imparavano i segreti della terra dai genitori che li avevano appresi dai nonni che li avevano appresi dai bisnonni, e loro dagli arcavoli e a loro volta dai bisarcavoli e loro dai quinti savi… patrimoni che nessun artefatto elettronico odierno sarebbe in grado di riprodurre, e voi siete schiavi di oggetti senza alcun valore e vi frustrate se non siete in grado di comprarli…
Ma una estensione in grande dell’avarizia coinvolge anche gli studi sociologici, secondo la Sociologia infatti, può essere considerata avarizia anche ignorare il benessere collettivo a favore del proprio, quello che possiamo notare nei nostri politici, argomento quantomai odierno e drammaticamente attuale.

Pensate quanti politici troveremo intenti a far rotolare massi pesantissimi in semicerchio pronunciando la frase “perché burli! Perché burli!" all’indirizzo dei prodighi, loro danteschi avversari…


lunedì 25 maggio 2015

Avvertenza







Ogni tentativo di "assorbimento" della Karmanautica da parte di altre discipline verrà inteso e trattato come plagio.
Ribadisco la mia assoluta INDIPENDENZA da qualsiasi collaborazione con chicchessia, quindi ogni forma di "similitudine" con le teorie, aforismi o voci richiamanti la disciplina da me creata ed in futura divulgazione sarà considerata una appropriazione indebita.

Ovviamente questo discorso è generalizzato e generico e deve riguardare tutte le persone (siti, blog e altri mezzi di divulgazione) che non siano con me in contatto diretto e trattino con me le tematiche da me create e discusse. Sono infatti in contatto/collaborazione con i siti http://www.hackthematrix.it/http://www.ilsovranista.it/ e http://www.pensieroplurale.it/



sabato 23 maggio 2015

L’Accidia come inerzia di vivere








Dante li colloca nel V° Cerchio, nella palude di fango del fiume Stige sotto i piedi degli iracondi che scalciano, mordono, si graffiano e si percuotono senza sosta mentre Flegias, il demone traghettatore percorre instancabile il suo percorso attorno alla città di Dite (chiusa da una cinta di mura dall'aspetto ferrigno (le mura mi parean che ferro fosse, munite di alte torri che appaiono rosse alla vista come se di foco uscite / fossero a causa del foco etterno / ch'entro l'affoca).
Sono sotto il fango, così come sotto un fango interiore vivevano quando erano viventi, ribollendo di un ira intima, desiderosi di vendetta e di rivalsa su tutti coloro che incappavano nella loro rabbia, ma che non erano mai riusciti ad esprimere a causa di una svogliatezza che non gli permetteva nessuna azione di cambiamento, un’indolenza che non permette nessuna metamorfosi o miglioramento.
Erroneamente convinti di meritare ciò che in realtà sarebbe da conquistare attraverso un atto volitivo, si adagiano pigri su una noia simile alla depressione, Dante infatti nel “Convivio” considera l’accidia come “un vizio per difetto dell’ira”.
Oggi, nel traffico della metropoli, volti inerti come quelli delle statue, pietrificati in una interiorità più simile alla stasi, milioni di persone si fanno vivere addosso situazioni, sentimenti, frustrazioni, in preda alla procrastinazione più turpe. Farò, gli dirò, smetterò, inizierò, cambierò … tutte parole vacue e non più vive di una bolla di sapone. Intenzioni durevoli come un tuono, iniziano con il fragore delle buone intenzioni per scemare in un brontolio che a poco a poco svanisce. Ecco la parodia della vita, anelare, ambire, desiderare, sognare, il tutto senza una vera convinzione, con la consapevolezza che il desiderio dura tanto quanto la lontananza con l’oggetto desiderato. Poi di nuovo il nulla, alla ricerca del nuovo e del bello e dell’esclusivo.


Tutti moti di rivalsa per ciò che gli altri non possono ottenere, il tutto per mascherare quella cicatrice dell’anima che è la mediocrità.
Gli accidiosi, quelli che non riescono a trarre profitto dalla vita terrena ora ribollono calciati dagli iracondi. Brutta fine vero? Nonostante ciò, milioni di persone piene di buoni propositi rimangono invischiate nel passaggio tra il volere ed il fare, come già cercassero di abituarsi al fango della palude Stigea, ignavi ed indolenti lasciano che i loro figli conducano la loro vita tra alcool e droghe, che le loro mogli (o mariti) si concedano la scappatella con il loro collega di lavoro… normale, tutto normale, tutto nella abituale ordinari età. Guerrieri virtuali senza nessuna forza, arma o disciplina non riescono ad ubbidire nemmeno a loro stessi, in una abulia senza fine che li vede passare dall’ufficio al divano e dal divano al letto, tristi marionette che solo il vento del karma fa muovere in modo scomposto e a tratti drammatico.
Solo la volontà ferma e durevole può cambiare un karma che conduce nel vortice dell’accidia, una volontà in grado di trasformare il vizio in virtù o che ne mitighi gli effetti più nefasti.
A volte anche una persona antipatica può cambiare il proprio karma cercando di sorridere di più, o una persona pigra può intraprendere un cambiamento iscrivendosi il palestra per vincersi.

Basta porsi un obbiettivo, che possa trasmutare il nostro interiore in modo da riflettere anche sull’esteriore, solo così si può modificare un karma destinato ad una lenta percorrenza verso l’ineluttabile fine… sotto i piedi degli iracondi.

mercoledì 20 maggio 2015

1° Lezione breve di Karmanautica. - Il Velo di Maya.- Spiegazione dell’illusorietà del mondo materiale e di come l’essere umano è collegato ad esso.



Articolo comparso sul sito ilsovranista.it a cura di Jacopo Cioni





In queste (necessariamente brevi) lezioni, cercherò di spiegare concetti e nozioni che affondano le loro radici nelle maggiori religioni e filosofie rendendoli scevri da connotazioni e (quando possibile) terminologie riconducibili ad esse. La mia ricerca  volge proprio a confermare, alla luce delle recenti scoperte scientifiche, quei concetti sopracitati e attraverso di essi spiegare come percorrere una strada che porti a dare un significato alle nostre azioni ed alla nostra intera esistenza.
Iniziando dalle basi è necessario comprendere come questa realtà sia “falsata” dal rapporto tra osservatore/osservato e dalla “illusorietà” della rappresentazione “realtà”.
Per fare questo partirò dalle nozioni fondamentali: Capire che il mondo è diveniente, plurale e impermanente, seguiranno lezioni per poterne gestire gli eventi karmici per vivere una vita consapevole in ogni situazione.
“Velo di Maya” è un’espressione coniata da Arthur Schopenhauer e citata nel suo “Il mondo come volontà e rappresentazione”. La sua filosofia sostiene che il mondo è sogno e che questo velo di natura metafisica e illusoria, separa gli esseri individuali dalla conoscenza/percezione della realtà, rendendola limitata dai cinque sensi impedisce loro di ottenere la liberazione spirituale tenendoli così imprigionati nel saṃsāra ovverosia il continuo ciclo delle morti e delle rinascite, il tema della reincarnazione dello spirito è simile al viaggio dell’acqua quando da vapore acqueo si trasforma in pioggia per poi ricadere a terra e ridivenire pioggia, ad una “pesantezza spirituale” risponde una ricaduta nel Velo di Maya o Ragnatela karmica. Il percorso che si propone la Karmanautica è proprio quello di “mantenere” il karma ad un livello di densità tale da non ricadere nel ciclo delle morti e rinascite.
Maya era anche la Dea dell’Illusorietà, si dice che dopo aver creato la Terra, la ricoprì con un velo al fine di impedire agli uomini la conoscenza della vera natura della realtà. “Maya è il velo dell’illusione, che ottenebra le pupille dei mortali e fa loro vedere un mondo di cui non si può dire né che esista né che non esista; il mondo, infatti, è simile al sogno, allo scintillio della luce solare sulla sabbia che il viaggiatore scambia da lontano per acqua, oppure a una corda buttata per terra ch’egli prende per un serpente”. 
Il suo nome nasconde il gesto del “creare” Mā, che significa anche misurare (quindi quantificare coscientemente) ma anche “forgiare” e “costruire”, e con questo termine si indica anche il potere dinamico che crea il mondo materiale.
Sarebbe molto complesso e dispendioso cercare in una sola lezione di spiegare quel’è il “terreno di scontro” che ci vede protagonisti di questa vita materiale per cui posso giusto “alzare un poco il velo” sperando che il resto lo possa fare l’intuizione.
Citando il Tao Te Ching (Daodejing 道德經  - Libro della Via e della Virtù - è un testo cinese  la cui composizione risale a un periodo compreso tra il IV e il III secolo a.C.) “Il Tao generò l'Uno, l'Uno generò il Due, il Due generò il Tre, il Tre generò le diecimila creature. Le creature voltano le spalle allo yin e volgono il volto allo yang, il ch'i infuso le rende armoniose.”
Come potrete notare si parla di numero come da uno stadio dove l’energia è potenziale (compressa come nel big bang) si esplica divenendo cinetica ed inizia il suo percorso dinamico esprimendosi nel dualismo (dove si vede lo switch energetico come passaggio dallo zero all’uno, base del sistema binario il cui esempio più rappresentativo è manifestato nel linguaggio del computer).




Ma anche il Sepher Yetzirah (ebraico: ספר יצירה, Sēpher Yəṣîrâh - "Libro della formazione" o "Libro della Creazione") è il titolo del più importante testo di riferimento del misticismo ebraico) narra di come Yahweh  “Creò l’Universo con tre forme: la scrittura, il Numero e la Parola”. Ovviamente, essendo l’ebraico un linguaggio alfanumerico, le cose si complicano di molto, ma, attraverso lo studio dell’Otz Chiim (L’Albero della Vita) possiamo notare quanti parallelismi esistano nella “discesa della luce nella materia” nozione facilmente deducibile anche scientificamente infatti  la possibilità di trasformare la luce in materia venne teorizzata per la prima volta nel 1934 da Gregory Breit e John Wheeler, sostenendo che poteva essere ottenuta attraverso lo scontro di due fotoni (ovvero le particelle elementari della luce), ottenendo quindi un elettrone e un positrone.
Addirittura attraverso i metodi qabalistici definiti come “Ghematria”, “Notariqon” e “Temurah” possiamo intravvedere come il nome di Jahweh (Il Tetragramma sacro IHVH nome considerato di grande potere) venga utilizzato per creare (e distruggere) attraverso permutazioni simili allo sviluppo del DNA.
Secondo gli insegnamenti biblici e cabalistici, il tessuto e la costruzione del corpo fisico proviene dalle vibrazioni della Tetragrammaton (I – Yod H – He V – Vau H – He che non confondiamo come statico essendo in essenza dinamico).
Ebbene l’atto della “tessitura” di questi “VETTORI VIBRAZIONALI” darebbero come risultato delle “matrici matematiche” che come gruppi di tre lettere nelle loro combinazioni vengono a formare 64 caselle, il numero dei codoni del DNA.
Purtroppo a prima vista mi sono reso conto della scarsa “digeribilità” della prima lezione, spero saprete cogliere gli spunti necessari per avviare il meccanismo dell’approfondimento personale attraverso letture appropriate, che per correttezza andrò di seguito a citare.

Magia della Cabala - Mc Gregor Mathers. Vol. I, II. Ed. Mediterranee
La Cabala Mistica - D.Fortune
Sepher Jetzirah, Il Libro della Creazione, Le rorigini della Cabbalah fra magia e cosmogonia Ed. Il Cannocchiale/Lucchetti
L’Alfabeto ebraico – G. Lahy Ed. Le Porte di Venexia
L’I Ching Ed. Oscar Mondadori
Una chiave per l’Yi King – E. Judica-Cordiglia Ubaldini Editore
Tao Te Ching, Il Libro della Via e della Virtù A cura di J.J.L. Duyvendak Ed Oscar Mondadori
DNA Il Codice della Vita – Ernest Borek Ed Universale Scientifica Boringheri



sabato 9 maggio 2015

Chi di superbia ferisce...



Ricordo un giornalino che girava negli anni ’60, il Monello, pieno di personaggi simpatici e stravaganti, c’era Miniringo, la versione minuscola del ben più noto “Ringo” l’eroe western (allora il western andava molto!) Pedrito el drito e sua moglie Paquita detta il mattarello più veloce del west, Arturo e Zoe e Tippy Tin, che rappresentava in pieno la moda “Yé Yé” del momento. Tra tutti i vari (non li ho citati tutti per non uscire dal tema) c’era Superbone  un ragazzino biondo con un ciuffone alla Elvis che sembrava incollato dalla brillantina  e una pancetta pingue. Il suo passatempo preferito era trascorrere il suo tempo a giocare brutti scherzi ai ragazzini poveri e più sfortunati del quartiere (in quegli anni esisteva un grande divario sociale e gli operai erano la classe meno abbiente e culturalmente arretrata). Arrogante e presuntuoso, agiva con quello spirito prevaricatore che ostentava in particolare alla presenza dei suoi degni amici, trattati con stupida arroganza. Era sua abitudine intromettersi in tutte le discussioni puntualizzando l’esclusività della sua (presunta) verità, organizzava spesso feste nella sua casa, con tavole imbandite di ogni ben di Dio invitando però solo altri Superboni. Inutile dire che alla fine delle storie le prendeva sempre di santa ragione rimanendo vittima dei suoi stessi scherzi…
























Queste caratteristiche prevaricatorie e accentratrici fanno parte di quei difetti caratteriali che prendono il nome più generico di “Superbia”.
Nella dottrina morale cattolica questo è il vizio peggiore, è la tendenza non ad essere i migliori o a vincere, ma ad abbassare gli altri al proprio infimo livello, ed è considerato orientato verso Satana assieme all’invidia ed all’ira.




Una storia mitologica:
Aracne era una valente filatrice, che abituandosi ad essere elogiata incominciò a vantarsi di essere non solo la più brava fra i mortali, ma addirittura in grado di gareggiare con gli dei. Atena, dea dai molteplici ingegni, sia muliebri sia guerrieri, protettrice dei filatori, è irritata dalla superbia della donna. Non può sopportare che una comune mortale affermi di essere più brava di una dea nell'arte della tessitura. Sotto forma di vecchia si reca dalla fanciulla e le consiglia di non offendere gli dei. Per tutta risposta Aracne, ribadisce di essere migliore di Atena, al che la dea riprende le sue sembianze e sfida la giovane ad una gara di tessitura. La dea tessé un arazzo rappresentante lo scontro fra Poseidone e la città di Atena, mentre Aracne un'immagine degli amori di Zeus. La dea non potendo ammettere di essere stata sconfitta distrugge l'opera di Aracne e per punirla della sua superbia la trasforma in ragno, costretta a filare in eterno la sua tela.


Un'altra storia mitologica riguarda Narciso, che per brevità (e perché suppongo che già la conosciate) conduco alla fine: “Un giorno, mentre Narciso si bagnava in un fiume, vide per la prima volta riflessa nell'acqua limpida l'immagine del suo viso. Se ne innamorò perdutamente e per questa ragione tornava di continuo sulle rive del fiume ad ammirare quella fredda figura. Ma ogni volta che tendeva la mano nel tentativo di afferrarla, la superficie dell'acqua s'increspava, ondeggiava e l'immagine spariva.
Una mattina, per vederla meglio, si sporse di più e di più finché perse l'equilibrio cadendo nelle acque, che si rinchiusero per sempre sopra di lui. Il suo corpo fu trasformato in un fiore di colore giallo dall'intenso profumo, che prese il nome di Narciso”.




Come avrete potuto constatare la superbia e la vanità camminano insieme e sovente i loro influssi sono avversi per chi ne rimane  vittima. Plinio il vecchio disse “Niente è più misero eppur più superbo dell'uomo”. 
Pensate come può vivere chi è colpito da questo “morbo” comportamentale, sempre nella paura di incontrare chi possiede più di lui ( il superbo è un invidioso “attivo” cioè non si limita ad invidiare ma si prodiga di sminuire l’invidiato e gode nel caso in cui esso diviene vittima di eventi karmici negativi), sempre ad escogitare modi e stratagemmi per mettere cattive parole per danneggiare e ferire l’oggetto della sua invidia.
In questa epoca tecnologica, in cui si possono mutare aspetto e addirittura simulare chi non si è, (attraverso nick name e profili falsi nei social) il superbo, solitamente frustrato, contatta segretamente le amicizie in comune del soggetto “target” della sua frustrazione e semina zizzania, oppure sminuisce apertamente le qualità migliori (o i beni materiali) dello stesso.
Cerca di abbassare al proprio livello con ogni mezzo pur di soddisfare quel senso interiore pruriginoso fino allo squilibrio.
Muove eventi karmici intorno a se e si comporta come un ragno ubriaco che tesse trame karmiche senza mai fermarsi, senza sapere che prima o poi esso stesso ne rimarrà vittima come inconsapevole burattino del proprio vizio.
Se vi sentite vittime di questo difetto caratteriale cercate di divenirne coscienti e liberatevene, una corrente di eventi karmici positivi, come l’amicizia, la gratitudine, la sensibilità ed il sollievo vi avvolgeranno. Buona consapevolezza a tutti!



giovedì 7 maggio 2015

Dialogo Interreligioso - il giorno dopo





Ieri sera si è svolto il dialogo interreligioso che aveva per tema la “Coscienza in tempo di crisi”, è stata una bella serata dove le quattro maggiori religioni al mondo si sono confrontate su un tema quanto mai attuale.
Don Andrea Zerbini, Parroco della Chiesa S.Francesca Romana è stato veramente spontaneo nelle risposte ed ha fatto emergere un lato cattolico quasi inedito, basato sulla semplicità del messaggio, Hamid Bichri, esponente della Cultura Islamica, ha dato dell’Islamismo un’impronta personale veramente conciliante e con la sua verve (persona simpaticissima e con un sorriso sempre dietro l’angolo) ha fatto sorridere molti del folto pubblico, Alberto Sermoneta, Rabbino della Comunità Ebraica di Bologna si è distinto per la grande cultura ed il suo discorso ha preso le caratteristiche dell’ insegnamento, Lama Lobsang merita tuttavia una menzione a parte per la sua semplicità ed umiltà unita alla difficoltà di espressione dovuto al gap linguistico, per fortuna Lama Tenzin ha ricoperto il ruolo da interprete ovviando al problema, messaggi comunque molto intensi, diretti ed estremamente costruttivi.
Per ultimo, ma non per demerito, il Prof. Antonio Di Bartolomeo che ha ricoperto magistralmente il ruolo di moderatore della serata, mantenendo un clima di alto spessore culturale ed evitando sapientemente argomenti che potessero indurre a domande scottanti scongiurando così il rischio di mettere in imbarazzo gli invitati.
Un ringraziamento anche a Marcello Ferrarese, instancabile aiutante del Prof. Di Bartolomeo (nonché terzo fondatore assieme al Professore medesimo ed al sottoscritto dell’Associazione Culturale “Officina di Pensiero Plurale e Karmanautica”).
Il pubblico era formato per la stragrande maggioranza da appartenenti al folto gruppo di Pensiero Plurale del Prof. Antonio Di Bartolomeo e da amici comuni, credo che il loro palato, ormai affinato dalla competenza del Professore sia stato più che soddisfatto.








Unica nota , poche domande dal pubblico, cito la mia domanda (la prima) a titolo informativo e di curiosità. “Nella medicina tibetana si contempla il concetto di “malattia karmica”, può considerarsi malattia dovuta al karma anche questa sofferenza sociale a cui giornalmente assistiamo”? La risposta? Si… quindi occhio al rapporto karmico di causa ed effetto. Parola di Karmanauta! 


martedì 5 maggio 2015

Quando il benessere diventa malessere – casa dolce casa.





Ormai è diventato un must, un obbligo interiore, un vincolo che supera la ragion veduta, comprare casa, ormai è diventata una tappa della vita, un obbiettivo da raggiungere, nonostante la precarietà del lavoro, sebbene l’Italia sia un paese in ginocchio, a dispetto dei sacrifici necessari per poter realizzare questo “sogno” che a detta di molti è una mania tutta italiana. A detta degli immobiliaristi l’acquisto di una casa E’ un investimento, in realtà è un azzardo ad alto rischio, in questi pochi anni il “mattone” è calato parecchio e questo sarebbe proprio il momento giusto per comprare, (però quello sbagliato per vendere), ma immersi come siamo nella crisi economica chi è che vende casa? Semplice! Chi ha perso il lavoro e ha assoluto bisogno di liquidità, chi non è più in grado di sostenere le spese condominiali, o chi non ha denaro per la manutenzione generale, già perché avere un tetto sopra la testa non significa che quest’ultimo non sia suscettibile di spostamenti o rotture… di tegole.
E chi non rimarrebbe in ginocchio dopo una spesa di qualche migliaio di euro per manutenzioni straordinarie?
In realtà possedere una casa propria dona una fugace sicurezza nel futuro, un qualcosa da lasciare ai posteri, da mostrare con superbia agli amici, nulla di più sbagliato, avere una casa è un sacrificio continuo che non si esaurisce con il passare degli anni, la preoccupazione perenne che le rate non salgano o la paura che possa improvvisamente mancare il lavoro  per poter pagare il solito mutuo trentennale.
Senza parlare dei problemi che sorgono dovendo pagare rate su rate,  la rata degli elettrodomestici, le rate della macchina, le rate per le vacanze (pure quelle adesso si pagano a rate!) Cosa non si farebbe per il benessere della famiglia! E la famiglia si divide tra lavori e secondi lavori, schiavizzati da quei  beni materiali che “FANNO” la VERA famiglia e, come il cane che si morde la coda, la soluzione diventa il problema.
Dimenticata l’utopica famiglia monoreddito stile “anni ‘70” ora lavora il padre, lavora la madre, ed i figli rimangono indietro, scivolati come priorità a semplici grattacapi, dimenticati e surclassati dai problemi che  si portano a casa da un lavoro che ci si deve tenere ben stretto, nonostante il capufficio sia un tiranno ignorante, nonostante il capoturno sia un bastardo, nonostante il lavoro (che ci si deve tenere BEN STRETTO ci tengo a ricordarlo)  faccia schifo e non passa giorno che ci si svegli con il desiderio che sia già sera. E nel mentre, i figli crescono senza nessun insegnamento dei genitori, sballottati tra corsi di calcetto o di tennis, il doposcuola, senza i recinti di una educazione civile, indirizzati verso una vita sola perché privi di figure di riferimento.
La sera poi, momento di intimità domestica, ci si ritrova estranei alla stessa tavola, ognuno con problemi diversi, inconciliabili tra loro, che creano divisioni interiori, a volte inconfessabili, lontani e non partecipi, seduti a quella stessa tavola che dovrebbe accogliere la felicità nel ritrovarsi, e l’armonia dopo una lunga giornata di lavoro.


Invece nulla, non rimane nemmeno il tempo di godersi il magico luogo che dovrebbe radunare i propri cari; casa, poca tv, a letto per recuperare le energie per una nuova STRESSANTE giornata uggiosa.
Inevitabilmente la famiglia si allontana, si disaffeziona, i rapporti si raffreddano, inizia la fase di sopportazione, la fine dell’amore e della comunione e della sinergia nella coppia.
Tutti uniti nella decisione di fare una scelta forte per il futuro, comprarsi una casa, quella casa che contribuirà a rendersi coinquilini estranei tra loro, un bel prezzo da pagare no? Fare sacrifici per non godersi il bene acquistato è un gesto da sconsiderati o da chi subisce un’influenza più forte, che regali più “pro” ad una questione che ha più “contro”.
Non dimenticando che a volte ci si deve accontentare di un appartamento in un condominio che crea mille problemi o magari legandosi a vita a persone insopportabili “in quella villetta a schiera tanto carina”.
Non è mia intenzione gettare benzina sul fuoco, ma trovare vicini comprensivi, gentili ed amabili è piuttosto difficile, può sembrare il mio un discorso capzioso e fuori luogo, ma comprare un appartamento con l’aggravante di abitarci pure male lo paragono a comprare una macchina nuova dalla carrozzeria già rigata.
Ancora una volta, il filo conduttore dei miei articoli, ovvero la schiavitù che ci si crea con le proprie mani, ha posto una ragione in più per fermarsi a pensare. Questa vita ha una scadenza, non è illimitata, non sprecatela correndo dietro a illusioni materiali. Date le giuste priorità e date la giusta importanza a ciò che importanza ha, e vivrete sicuramente meglio e più sereni.


venerdì 1 maggio 2015

Incontro di dialogo interreligioso


Link di riferimento dell'Officina

Potrete trovare notizie delle attività e dei corsi dell'Associazione Culturale"Officina di Pensiero plurale e Karmanautica" anche sul sito di Pensiero plurale

http://www.pensieroplurale.it/index.php?option=com_k2&view=itemlist&layout=category&task=category&id=134&Itemid=1124


e nel sito Il Sovranista 

/http://www.ilsovranista.it/category/officina-di-karmanautica/


ed inoltre nel sito Hack the Matrix




Colgo l'occasione per ringraziare il Prof. Antonio Di Bartolomeo per la stima dimostratami e per avere convalidato attraverso le sue competenze accademiche la mia Disciplina, Sergio Tracchi per avere accolto la Karmanautica tra le sue rubriche più importanti e Jacopo Cioni per avermi dato l'opportunità, attraverso un intera rubrica nel suo sito "Il Sovranista" per organizzare un percorso on-line riguardante le basi strutturali della Karmanautica. Un ringraziamento va anche al coordinatore generale della nostra Associazione "Officina di Pensiero plurale e Karmanautica", Marcello Ferrarese per l'impegno proferito a sostenerci nelle nostre tante iniziative.