sabato 28 febbraio 2015

Il sonno della ragione genera mostri - Voglia di apocalisse




Il 30 settembre 1989, il giudizio di Dio avrebbe dovuto abbattersi sull’umanità, almeno secondo le previsioni di Edgar C. Whisenant, ex dipendente NASA riconvertitosi agli studi biblici (e autore di  The final shout: Rapture report 1989). Ci aveva già provato un anno prima, con un libro dal titolo 88 Reasons Why the Rapture Will Be in 1988 (88 ragioni per cui il Rapimento sarà nel 1988). E ci avrebbe ancora provato in seguito, nel 1993 e nel 1994: senza successo.
Il 23 aprile del 1990, invece, avrebbe dovuto scoppiare la terza guerra mondiale, che avrebbe inevitabilmente portato alla distruzione del mondo e dell’umanità dodici anni dopo, nel 2002. L’autrice della profezia era Elizabeth Clare Prophet, scrittrice New Age piuttosto conosciuta all’epoca: molti suoi seguaci si precipitarono a fare provvista di cibo e armi, in attesa della catastrofe.
Nel 1991, la guerra del Golfo fu vista come l’inizio di qualcosa di ancor più devastante, specialmente negli ambienti millenaristi musulmani. Il leader delle Nazioni Islamiche Louis Farrakhan, ad esempio, dichiarò pubblicamente che quella sarebbe stata la Guerra dell’Armageddon, la battaglia finale. Nello stesso anno avremmo dovuto assistere ben due volte all’arrivo del Messia: il 31 marzo, a bordo di una barca nel porto di Sidney, secondo una setta australiana; e il 9 settembre, allo scoccare del capodanno ebraico, secondo il rabbino russo Menachem Schneerson. Nulla del genere sembra essere accaduto.
Nel 1992, invece, vennero fissate ben due date per il Giudizio divino. La prima il 28 settembre, stando allo sportivo e “rinato in Cristo” Rollen Stewart; la seconda il 28 ottobre, secondo il reverendo Lee Jang Rim della chiesa coreana Mission for the Coming Days.
Secondo un’interpretazione della Bibbia, se la fine del mondo doveva avvenire nel 2000, allora il “rapimento” (cioè l’ascesa al cielo dei salvati) doveva avvenire nel 1993, dal momento che nell’Apocalisse di San Giovanni si parla di un periodo di “tribolazione” precedente alla fine del mondo e lungo sette anni: era questo il pensiero di alcuni cristiani, come Moses David (David Berg, in realtà), fondatore dei Bambini di Dio (Famiglia dell’amore); e anche di una setta ucraina (la “Grande Fratellanza Bianca”). Inoltre nel 1993 qualcuno si preoccupò anche per l’ipotetico asteroide m-167, che avrebbe dovuto colpirci l’11 novembre: la fonte in questo caso era il Weekly World News, giornale satirico, che qualcuno aveva erroneamente preso sul serio.
Per il 1994 abbiamo invece un profluvio di predizioni catastrofiche. Neal Chase, leader di una setta Bahá’í, si disse convinto che il 23 marzo sarebbe scoppiata una bomba a New York, preludio alla battaglia dell’Armageddon di 40 giorni dopo (2 maggio). Il 6 settembre il reverendo Harold Camping fissò la data del “rapimento”, per poi spostarla al 29 settembre e al 2 ottobre dello stesso anno, e al 31 marzo 1995. Fallita anche quest’ultima, Camping si prese un po’ di tempo per rifare i calcoli, per poi riprovarci nel 2011. Il 1994 era l’anno del giudizio divino anche per  F. M. Riley, reverendo della chiesa del Missouri “The Last Call” (e autore di 1994: The Year of Destiny), e per John Hinkle della Christ Church di Los Angeles (a cui una visione aveva annunciato che Dio avrebbe “strappato il male da questo mondo” il 9 giugno). Lo stesso anno la sedicente suora, profeta e astronoma Marie Gabriel (alias Sofia Richmond, alias Sofia Paprocski, alias Zofia Sagatis), acquistò pagine sui maggiori quotidiani inglesi per annunciare che la cometa Shoemaker–Levy 9, che colpì effettivamente Giove nel luglio 1994, era l’ultimo avvertimento di Dio all’umanità prima della fine del mondo.
Per il 1995 nessuna previsione importante, a parte quella già citata di Harold Camping. Nel 1996, invece, il medium Sheldon Nidle annunciò di aver previsto l’arrivo, per il 17 dicembre, di 16 milioni di navi spaziali.
Il 1997 è di nuovo un anno ricco di apocalissi: il 23 ottobre avrebbe dovuto finire il mondo, stando alle profezie di James Ussher, un arcivescovo irlandese del 17esimo secolo. Altri studiosi della Bibbia, interpretando a modo loro un versetto del libro di Daniele e contando 1260 giorni dalla pace siglata tra Yitzhak Rabin e Yasser Arafat nel 1993, arrivarono alla conclusione che il mondo sarebbe finito il 24 febbraio 1997. Mentre un altro “profeta”, Stan Johnson, stabilì che il 12 settembre c’era il 90% di probabilità che avesse inizio il periodo di tribolazione previsto nelle Sacre Scritture. Il 26 marzo, infine, ci fu anche il suicidio della setta Heaven’s Gate, i cui appartenenti erano convinti che il mondo sarebbe finito entro pochi anni, e che la cometa Hale Bopp avrebbe portato le loro anime fuori dal nostro pianeta. Secondo una teoria del russo Alexei Dmitriev, inoltre, avremmo dovuto entrare in una zona del cosmo chiamata “cintura fotonica”, con conseguenze dirette su tutta l’umanità (una previsione analoga era già stata fatta per il 1992, ed è stata riproposta in occasione del 2000 e del 2012).
Il 1998 era atteso con impazienza da molti numerologi, dal momento che è il triplo di 666, il “numero della Bestia”. Inoltre Hon-Ming Chen, leader di una setta taiwanese operante a Garland, Texas, annunciò che Dio sarebbe arrivato a bordo di un’astronave alle 10:00 del 31 marzo. Invece per Marilyn Agee, autrice di The End of the Age e di numerosi calcoli basati sulla fondazione dello stato di Israele, la guerra dei sei giorni e diverse scritture bibliche, il mondo avrebbe dovuto terminare il 31 maggio (e poi, quando in questa data nulla accadde, il 7 giugno, il 14 giugno, il 21, e più o meno una decina di altre date tra il 1998 e il 1999, prima di arrendersi definitivamente). Sempre per il 1998 Edgar Cayce (il “profeta dormiente”) aveva previsto “lo sconvolgimento totale della Terra”.
Il 1999 è di nuovo un anno ricco di predizioni. La più famosa era quella di Nostradamus, che in una quartina aveva previsto per quest’anno l’avvento di un “gran re del terrore”. Gli interpreti del profeta francese interpretarono che questo avrebbe dovuto significare l’avvento della terza guerra mondiale, e si sbizzarrirono a predirne l’inizio: a luglio (alcuni puntavano sul 4 luglio), ad agosto o a settembre. Sempre nel 1999 lo scienziato giapponese Hideo Itokawa scoprì una strana configurazione dei pianeti, che si sarebbero disposti a formare una croce, il 19 agosto: una disposizione simile a quella dei quattro cavalieri dell’Apocalisse, a suo parere. Il 1999 era la data della fine del mondo anche secondo alcuni interpreti delle profezie del già citato Edgar Cayce, e per Charles Criswell King (il 18 agosto, per la precisione), Philip Berg (rabbino del Kabbalah Learning Center di New York, che previde per l’11 settembre la discesa dal cielo di una palla di fuoco che avrebbe distrutto tutte le forme di vita sulla Terra), Charles Berlitz, The Amazing Criswell e Hon-Ming Chen.
E’ ben difficile riuscire a contare tutte le profezie apocalittiche che stabilivano come ultimo giorno dell’umanità il 31 dicembre 1999 o il 1 gennaio 2000. Molte si fondavano su ragioni numerologiche (dividendo 2000 per 3 si ottiene 666,(6)…), bibliche (il famoso “mille e non più mille”), tecnologiche (il millenium bug, che avrebbe dovuto far impazzire i computer nel momento del cambiamento di data). Quella finita peggio è forse quella prevista da Credonia Mwerinde, leader della setta ugandese per la Restaurazione dei Dieci Comandamenti: quando nulla di ciò che aveva previsto avvenne, la delusione dei fedeli che si erano riuniti il 31 dicembre 1999 per aspettare l’apocalisse sfociò in una violenta protesta, che portò all’incendio della chiesa di Kanangu e alla morte di oltre 500 persone. Fra coloro che avevano previsto la fine nel 2000 vanno citati il teologo del 13esimo secolo Peter Olivi, la fondatrice della teosofia Helena Blavatsky, il profeta dormiente Edgar Cayce, la veggente Jeanne Dixon, lo scienziato Isaac Newton (nel suo Osservazioni sulle profezie di Daniele e l’apocalisse di San Giovanni aveva scritto che il millennio di Cristo sarebbe iniziato nel 2000), il fondatore della Chiesa dell’unificazione Sun Myung Moon e i reverendi Ed Dobson e Lester Sumrall (autori rispettivamente di The End: Why Jesus Could Return by A.D. 2000 e I Predict 2000). Un’altra data fatidica fu il 5 maggio 2000, in occasione di un allineamento planetario, che secondo il movimento Nuwaubian Nation avrebbe portato a un “olocausto stellare”. Oltre a questa data, un paio di reverendi annunciarono la fine del mondo o la seconda venuta di Cristo in occasione del 6 aprile 2000 (James Harmston), del 9 ottobre (Grant Jeffrey) o del 28 ottobre (Michael Rood), ma senza successo.
Per il 2001, abbiamo di nuovo un paio di previsioni interessanti: Tynetta Muhammad, giornalista del Nation of Islam, annunciò che sarebbe stato l’anno della fine del mondo, mentre alcune persone fraintesero le parole dello scienziato Joseph Kirschvink, interpretandole come l’annuncio di violente tempeste magnetiche che avrebbero annientato la vita sulla Terra.
Il 2002 è un anno abbastanza piatto, dal punto di vista dell’apocalisse: solo alcune previsioni di guerre e disastri da parte di alcuni sacerdoti della religione Yoruba, analogamente a quanto profetizzato da alcuni interpreti di Nostradamus (che fissavano al 2002 l’inizio della terza mondiale, cavalcando forse l’ansia per la “guerra globale” diffusasi dopo gli attentati alle Torri Gemelle).
Nel 2003, è più precisamente a maggio, la Terra sarebbe dovuta essere colpita dal “decimo pianeta” (divenuto in seguito Nibiru). La fonte era Nancy Lieder, contattista statunitense, ma l’idea ebbe un certo successo, e molti altri profeti di sventura si unirono a creare il mito di Nibiru. Ancora oggi, nel 2012, c’è chi crede che questo fantomatico pianeta sia in arrivo. Sempre per il 2003 la setta terrorista Aum Shinrikyo previde che il mondo sarebbe dovuto essere distrutto da una guerra nucleare, esattamente tra il 30 ottobre e il 29 novembre.
Nel 2004, invece, sarebbe dovuta iniziare la guerra civile americana, almeno stando a John Titor, un sedicente viaggiatore nel tempo proveniente dal 2036. I suoi messaggi lanciati sul web dicevano, tra l’altro, che ci sarebbe stata la terza guerra mondiale nel 2015, che il CERN avrebbe scoperto le basi del viaggio nel tempo nel 2001 e che a causa di violenti conflitti non ci sarebbero state più olimpiadi dopo quelle del 2004.
Nel 2005 non si registrano particolari ansie apocalittiche, ma per il 2006 sì: la prima occasione è quella del 6 giugno (la data 06/06/06 venne considerata estremamente evocativa da alcuni studiosi biblici), mentre la seconda riguarda il 12 settembre, data fissata per l’inizio di una devastante guerra mondiale (almeno secondo Yisrayl Hawkins della House of Yahwah).
Per il 2007 di nuovo poca roba, se non la distruzione della Terra suggerita da Pat Robertson nel suo The New Millennium. Il 10 settembre 2008, invece, furono in molti a paventare una catastrofe globale o la generazione di un buco nero sul nostro pianeta, in occasione dell’accensione dell’acceleratore di particelle LHC.
Il 2009 sembra di nuovo piuttosto povero di previsioni catastrofiste. Per fortuna ci pensa il 2010 a rifarsi, con la sua fine del mondo annunciata da alcuni appartenenti all’ordine ermetico della Golden Dawn e lo scoppio della terza guerra mondiale (con tanto di intervento alieno, secondo alcuni) previsto per il 24 novembre, sulla base delle parole della profetessa Baba Vanga, dell’interpretazione del cerchio nel grano di Poirino 2010 e di alcuni algoritmi informatici.
Ma è soprattutto il 2011 l’anno che ci regala una miriade di profezie errate: il reverendo Harold Camping prevede il giudizio di Dio per il 21 maggio (poi spostato al 21 ottobre); il 29 settembre il reverendo Ronald Weinland vede la stessa cosa (e anche lui poi sposta la data, prima al 27 maggio 2012, e poi al 19 maggio 2013); mentre per Jack Van Impe, un altro studioso della Bibbia, il 2011 sarebbe dovuto essere l’inizio della Grande Tribolazione; l’11/11/’11, poi, viene identificato dal profeta ghanese Peter Anamoh come la data della fine del mondo, mentre per una miriade di movimenti New Age e di numerologi rappresenta l’inizio di una nuova era. Poi si diffondono le voci sulla cometa Elenin, che avrebbe dovuto colpirci il 16 ottobre.
Anche il 2012 è stato ricco di catastrofi mancate: il 22 marzo e il 10 giugno avrebbero dovuto esserci terremoti devastanti, il transito di Venere del 5-6 giugno è stato interpretato da alcune persone in chiave apocalittica, mentre la data del 12/12/’12 è stata vista in ambito New Age come l’inizio di una nuova era.

Il 21 dicembre 2012  data del calendario gregoriano nella quale secondo alcune credenze e profezie si sarebbe dovuto verificare un evento, di natura imprecisata e di proporzioni planetarie, capace di produrre una significativa discontinuità storica con il passato: una qualche radicale trasformazione dell'umanità in senso spirituale oppure la fine del mondo. Invece il mondo è rimasto tale e quale… peggiorato, in tutti i sensi… ma siamo ancora qui.

Ma domandiamoci; non saremo noi stessi a creare tutto questo male vedendo solo il male? E perchè questo desiderio di morte e distruzione? Chi vuole inculcarci questi sentimenti?

Considerazione del giorno



Incredibile come la massa si faccia abbindolare da superstizioni che ormai hanno assunto carattere tecnologico, ora il diavolo ha temibilissimi concorrenti sottoforma di società segrete, governi ombra, falsi sbarchi lunari, piramidi marziane e chi più ne ha più ne metta. Ormai il diavolo è surclassato; oppure no? (diabolos, ovvero colui che separa, quello che in effetti succede attraverso l’atteggiamento discriminatorio di chi crede nei confronti di chi “non ha fede”)
Forse le nuove superstizioni (Fonte Treccani: Superstizione - Insieme di credenze o pratiche rituali dettate da ignoranza, frutto di errore, di convinzioni sorpassate, di atteggiamenti irrazionali) sono state deviate proprio dallo stesso povero diavolo che, sentendosi dimenticato, avrebbe creato un surrogato di se stesso per poter attingere il terrore, l’ansia, la paura del futuro così com’era in origine.
Già, perché in questo magna magna energetico, intessuto sempre e comunque a nostro danno, tutto ciò che viene venduto come consapevolezza e risveglio in realtà fa solo emergere le solite paure ataviche, minacce velate e sospetti impliciti. Facendo leva sull’ego frustrato della massa spinge le persone a credersi parte di un collettivo piano di resistenza al rettiliano colluso con gli illuminati, ai governi occulti etc etc… in realtà il vecchio ingranaggio diabolico di nutrirsi di emozioni negative è e sussiste tuttora.
Osservando il fenomeno complottistico con atteggiamento distaccato e super partes ho potuto notare come l’ipotetico “risveglio” dei suoi sostenitori in realtà non possieda nulla di positivo e nemmeno che ne arricchisca  mente e tantomeno  cultura (essendo il fenomeno ascrivibile alla definizione di “controcultura”). Anzi ho potuto solo notare con quanta supponenza, arroganza, aggressività latente si pongono nei confronti di chi non crede alle teorie da essi sostenute. Quindi tutta questa corrente contro informativa (o disinformativa) in realtà porta a porsi in modo estremamente negativo nei confronti del prossimo ritenuto “cieco” o addirittura “colluso” con il “nemico”.
Questo clima da caccia alle streghe dunque non ha nulla da invidiare all’originario sterminio che vide l’uomo in uno dei peggiori episodi di sangue che la storia dell’ignoranza possa ricordare.
Le teorie ipotetiche, divulgate proprio per confondere e impaurire le masse, si sono trasformate in  certezze  divenute poi virali attraverso la rete (quella stessa rete creata a scopi militari che mi sembra assolvere egregiamente il suo scopo di confusione, disinformazione e divisione).
Che gusto c’è nello svegliarsi alla mattina e vedere un sole che non è un sole e guardare una romantica luna che si crede essere un satellite artificiale? Uscire di casa e vedere solo scie di veleni, sedersi al pc sapendosi spiati da echelon, mangiare un cibo che si pensa essere ogm, guardare il meteo immaginando che il clima sia controllato da guerre tra superpotenze, continuamente in tensione emotiva dovuta al RISVEGLIO…
Quindi quale risveglio? Quale vantaggio per questi presunti risvegliati?
Da circa un decennio quelle stesse  persone che ora hanno scoperto la verità grazie ai soliti disinformatori (Icke in testa), vivevano allegramente (e inconsapevolmente) accanto a inceneritori, gli aerei passavano lasciando scie quando le condizioni meteorologiche le lasciavano sospese nel cielo senza che questo inducesse il pugno in cielo, bevevano surrogati di vino e mangiavano le bistecche anabolizzate che una volta cotte si riducevano della metà. Ma ora si sentono risvegliati… quindi continuano a vivere ma con la consapevolezza che vivono male. Ci voleva Icke a farglielo capire? Quindi cui prodest?

Proviamo a rifletterci un po’…

mercoledì 25 febbraio 2015

Impariamo a gestire le nostre emozioni




In attesa della lezione con il Prof. Antonio di Bartolomeo sull’autocontrollo delle emozioni anticipo qualche concetto legato all’autocontrollo delle emozioni. (a breve ulteriori approfondimenti)

Considerazione: L'ira è una forma di reazione di risposta da parte di una persona quando è circondata  da situazioni spiacevoli, contrarie o negative.
Esiste una forma di collera, chiamata "rabbia costante e deliberata", è una reazione alla percezione di subire scorrettezze, vessazioni oppure un danneggiamento volontario e consapevole causato da terzi. Possiamo senz’altro notare quanto la nostra mente e la nostra attenzione sia veicolata dai mass-media  e possiamo anche notare quanta ricercatezza ed esagerazione utilizzano per incutere la sensazione di impotenza, frustrazione e paura generalizzata.
Abbiamo visto molte volte quanto delle semplici epidemie venissero definite pandemie creando i presupposti per vaccinazioni di massa, oppure come l’uccisione di pochi individui venisse definito strage ( secondo il Devoto Oli "uccisione violenta di gran numero di persone"). E ancora come dei fenomeni meteorologici venissero “caricati” da una drammaticità apocalittica (Bomba d’acqua = semplice acquazzone reso drammatico da un sistema fognario di ricezione inadeguato) oppure la moda di numerare le perturbazioni mensili o dare il nome ai tifoni.
Non passa giorno che i notiziari o i  programmi di "approfondimento" ci sommergano di ingiustizie sociali o dettagli di delitti efferati innalzando così la soglia del nostro disagio emotivo interiore…
Conclusione: Noi siamo immersi quotidianamente in una salsa di violenza, ingiustizia, paura del futuro, che ci spinge a sprecare energie che potremmo dedicare all’ottimismo ed alla positività, alla voglia di migliorare consapevolmente la nostra esistenza partendo dalle cose piccole… impariamo a costruire la nostra serenità attraverso la posa di un pensiero positivo come se fosse un mattone, saremo così in grado di costruire una barriera contro la ridda di negatività (ed allo sfruttamento inconsapevole delle nostre energie mentali).

giovedì 19 febbraio 2015

Ma gli alieni sono quelli nei dischi volanti????

Mi sono reso conto di quanto il genere umano possegga a volte, caratteristiche comportamentali simili a quelle dei primati… l’umanità è di fronte a due scelte, o continua a congetturare sul fenomeno UFO (prettamente epifanico e sensazionale) o prende finalmente consapevolezza che in realtà il problema risiede nelle profondità del nostro essere.
Credo sia più facile comportarsi come primitivi di fronte al culto cargo anziché vedere quanto la nostra cultura esoterica sia intrisa di una realtà spaventosamente alternativa. Non è il nostro pianeta ad essere invaso… siamo noi stessi!
Prendiamo in considerazione la storia dell’Ufologia; nasce in America e li si sviluppa in tutta la sua espansione divulgativa. Da Kenneth Arnold a Thomas Mantell sino a Roswell… tutti eventi marcati “made in USA” come il primo film di fantascienza che suscitò tanto clamore “Ultimatum alla Terra” a cui seguirono “la guerra dei mondi” e tanti altri ancora sempre all’insegna di un “programma del terrore” che avrebbe continuato così per alcuni decenni. Per poi virare all’insegna dell’amicizia con “ET l’extraterrestre”  etc etc…
Ormai è assodato che la tattica targata CIA del Drop to drop (informazione goccia a goccia)  attraverso il contributo dei più affermati e famosi registi di Hollywood ha abituato le menti degli umani ad un ulteriore passo verso un probabile contatto, basta fare una breve ricerca digitando UFO ma rimane il mio dubbio… e se fosse tutto un depistaggio per distogliere la mente dell’uomo… dalla propria mente?
Pur essendo indubbio che il fenomeno sia in una certa percentuale genuino, mi chiedo quanto, tra tutto il materiale divulgato in modo così virale, caotico e (volutamente?) ingenuo, sia reale e quanto invece sia “fiction”…
Nella pletora di argomenti che non riusciamo a spiegare e tra le pieghe delle discipline esoteriche esiste una realtà alternativa agghiacciante,  noi siamo preda delle nostre emozioni e queste sono cibo per esseri che se ne sostentano. Ci sono prove più che sufficienti per poterlo affermare, basta leggere tra le righe (piuttosto evidenti) di alcuni dei testi magici ed esoterici più importanti e studiare i lavori di Carlos Castaneda. Da quasi trent’anni ho studiato questa realtà e lentamente è emersa alla luce, una realtà fatta di studi ma anche di esperienze vissute dove ad ogni scoperta importante un avvenimento sfavorevole… come se ad ogni mattone posto alla costruzione di questo edificio ci fossero forze contrarie che volevano a tutti costi la segretezza. Dai primi anni, assieme a compagni “di viaggio” scoprii la sede di queste entità parassitarie, il cervelletto… o cervello RETTILIANO (e qui inizia il debunking affermando che esiste una razza, i rettiliani appunto, che sposta l’attenzione del vero problema), guarda caso proprio la zona dove nel film “Matrix” viene collegato il connettore da e verso il SISTEMA (Matrix o Velo di Maya). Tutte fantasie? Direi di no, vista la mole di informazioni (sottoforma di articoli in siti più o meno attendibili, altra strategia del discredito) .Anche nell’ufologia più recente la ricerca sembra dirigersi più “dentro” che fuori, basta vedere gli studi dell’ufologo Corrado Malanga e la trama del film “sei giorni sulla terra” del regista Varo Venturi, ispirato proprio dalle affermazioni di Malanga. Come soluzione a questo problema (vecchio quasi come la stessa umanità) nasce la Karmanautica, proprio come risposta allo sfruttamento delle nostre emozioni più intense, la cui gestione permette un nostro migliore approccio alla vita, rendendola più consapevole e permettendoci un prioritario utilizzo delle nostre energie.

Proviamo a pensare a mente fredda e secondo un’altra prospettiva… se gli alieni fossero già DENTRO di noi???

lunedì 16 febbraio 2015

Principio antropico e creazionismo evolutivo

Da circa quattro secoli a oggi, in conseguenza della forte scossa alla posizione centrale della Terra e dell’uomo nell’universo, provocata prima dalla scoperta del moto del nostro pianeta intorno al sole, e poi da quelle successive, che relegavano, a loro volta questa stella in posizione periferica rispetto al centro della Galassia, e collocavano quest’ultima, quale membro non particolarmente significativo, nel moto d’insieme di espansione di tutte le galassie nel cosmo, si era sempre più affermato, come assioma indiscusso, il cosiddetto principio copernicano, secondo il quale la posizione dell’osservatore terrestre non poteva e non doveva risultare privilegiata in alcun senso. Codesto dogma veniva ad assumere la sua forma più drastica nella teoria cosmologica dello stato stazionario, in voga intorno al 1950, secondo la quale non solo qualsiasi osservatore non poteva pretendere a una posizione particolare nello spazio, ma così pure nel tempo, risultando inimmaginabile, in questo quadro teorico, un qualsivoglia riferimento cronologico preferenziale.
Ora, all’alba degli anni settanta del secolo scorso, questo estremo copernicanesimo è stato posto in dubbio, dapprima dal fisico americano Robert Dicke, in quanto appare insostenibile considerare l’osservatore come assolutamente estraneo a quanto osserva: poiché, con il solo fatto di osservare, egli viene inserito nel cosmo, e può esercitare la sua funzione solamente se posto in condizioni adatte allo sviluppo della vita.
L’avvio a questo genere di considerazioni è avvenuto nel modo seguente. È ben noto come una gran parte delle leggi della fisica, macro e microscopica, dipenda, da un lato, da un certo numero di costanti universali: velocità della luce c, costante di gravitazione G, costante di Planck h, carica e massa dell’elettrone, massa del protone, e così via, tutte dotate di un valore accuratamente misurato e ben definito; d’altronde, per diverse di esse, da un certo numero di parametri che appaiono costanti nella nostra epoca, ma che in un lungo intervallo di tempo sono da pensarsi variabili: tra questi, la costante di Hubble, nella legge dell’espansione cosmica, il cui inverso è dell’ordine di grandezza della vita dell’universo, e, nello stesso ordine d’idee, le dimensioni stesse del cosmo, e in particolare l’età del Sole, quella della Terra e via dicendo. In linea molto generale e del tutto teorica, le leggi della fisica rimarrebbero qualitativamente le stesse qualora tali costanti fossero cambiate.
Però furono notate, fra alcune di queste costanti, relazioni numeriche molto semplici, come la costante di struttura fine, che mette in relazione note costanti universali e che vale 1/137, le quali hanno dato luogo a speculazioni intese a giustificare questi particolari rapporti fra esse. In seguito a un primo lavoro del fisico australiano Brandon Carter, iniziò a prevalere l’idea che tali relazioni fossero invece una conseguenza del cosiddetto principio antropico, secondo il quale le costanti fisiche possono avere solo i valori che hanno, o valori che da questi differirebbero di molto poco, perché, in caso contrario, l’universo non si sarebbe prestato a generare gli essere umani che stanno compiendo le osservazioni, e la cui esistenza è indispensabile affinché qualcosa dell’universo venga di fatto conosciuto dal proprio interno. Del resto se si calcola la probabilità che le 19 costanti universali siano così ben sintonizzate da produrre questo universo, viene fuori che essa vale solo uno su 10 elevato alla 229, cioè un numero incredibilmente piccolo. Si direbbe quindi, secondo i sostenitori di questo principio, che il nostro cosmo sia “antropico“, confezionato a misura d’uomo.
Questa idea generale, espressa inizialmente da Carter, si può formulare secondo due diverse sfumature d’intensità. Nella sua prima forma attenuata, detta principio antropico debole, viene asserito che la posizione dell’osservatore nell’universo non può essere qualsiasi, nei riguardi sia dello spazio sia del tempo, perché la scelta delle sue coordinate spazio-temporali nel cosmo deve essere tale da rendere possibile la vita, laddove e quando egli appare. Questa ipotesi pone a priori un forte condizionamento sulle costanti di seconda specie, relative ai connotati dell’universo. Per esempio, non sarebbe stato possibile che i cosmologi avessero scoperto che l’età dell’universo, inverso della costante di Hubble, fosse molto più breve o molto più lunga di quella effettivamente misurata, la quale è dell’ordine di grandezza dei tempi caratteristici per l’evoluzione delle stelle di massa media sullasequenza principale del diagramma di Hertzsprung-Russell. In effetti, la possibilità dell’esistenza di pianeti come il nostro, e quindi di esseri viventi, dipende dalla formazione degli elementi pesanti, quali il carbonio e l’ossigeno, il calcio e il ferro, che sono fabbricati dalle stelle nel corso della loro evoluzione: in una durata cosmica troppo breve, gli elementi pesanti non avrebbero avuto il tempo di formarsi in quantità sufficiente; altresì, in una durata troppo lunga, le stelle sarebbero in media troppo invecchiate per svolgere la parte che spetta al Sole nel regolare la vita sulla Terra.
Proponendo un altro esempio concettuale, supponiamo che la gravità fosse molto più intensa: in tal caso, a parità di tutto il resto, le stelle sarebbero più piccole che nel nostro universo e brucerebbero più rapidamente il loro combustibile nucleare per opporsi al collasso gravitazionale. Se la gravità avesse un’intensità abbastanza grande, le stelle esaurirebbero la loro sorgente di energia nucleare prima che forme di vita complessa, come gli esseri umani, avessero il tempo di evolversi.
In questa prospettiva, un universo infinito potrebbe essere suddiviso in “domini“, soggetti a leggi fisiche diverse. Questi domini potrebbero essere separati fra loro spazialmente, fuori dalla portata degli strumenti osservativi terrestri, o temporalmente: in un certo qual modo potrebbero essere fors’anche “precedenti” al Big Bang. Oppure potrebbero esistere in un qualche superspazio pluridimensionale, collegato al nostro cosmo da cunicoli spazio-temporali. Forme di vita simili alla nostra esisterebbero solo in domini in cui le stelle avessero una vita abbastanza lunga da permettere l’evoluzione di organismi complessi, e dove anche le condizioni fossero appropriate.
Vi è una seconda formulazione, molto più drastica, nota come principio antropico forte, quando si asserisce che non solo le costanti di seconda specie, ma pure quelle di prima specie, che i fisici considerano costanti fisiche in senso assoluto, come la velocità della luce o la costante di Planck, non avrebbero potuto essere molto diverse da quanto viene sperimentalmente misurato.
La versione forte del principio antropico suggerisce che l’universo non abbia avuto scelta su come emergere dal Big Bang, costruito appunto, come ho scritto prima, su misura per noi. Alcuni fisici, e in particolare l’americano John Archibald Wheeler, hanno collegato quest’asserzione con idee della teoria quantistica, secondo le quali nulla sarebbe reale fino a quando non viene osservato: in altri termini, la realtà fisica del nostro universo dipenderebbe dalla presenza di osservatori intelligenti, consapevoli della sua esistenza; sarebbe solo l’osservazione ad assicurare che le interazioni fondamentali e le costanti di natura abbiano i valori che conosciamo.
Altri vedono, nelle “coincidenze” che permettono l’esistenza della vita nell’universo, una prova che esso sia opera di un “architetto intelligente“. A questo livello, la controversia sulla cosmologia antropica è una variazione sul vecchio argomento del disegno intelligente, usato per “dimostrare” l’esistenza di Dio: secondo questo argomento, che ha avuto il suo paladino più influente nel teologo inglese William Paley, gli organismi viventi sono troppo complicati per poter avere avuto origine per caso. Secondo l’argomentazione contraria, rappresentata poco dopo dal naturalista inglese Charles Darwin, la complessità degli organismi viventi sarebbe il prodotto dell’evoluzione per selezione naturale, la quale ha adattato gli organismi al loro ambiente, senza alcun bisogno della mano di Dio.
Fatto molto interessante, questo argomento contrario è stato ora esteso all’ambito della cosmologia, grazie anche all’opera del fisico-matematico americano Lee Smolin. Questi ha sostenuto che, quando un universo neonato si stacca dal proprio genitore attraverso un buco nero, le leggi della fisica nel “nuovo” universo possono essere leggermente diverse da quelle vigenti nel “vecchio” universo. Queste differenze nelle leggi della fisica potrebbero fornire la materia prima a una selezione naturale al livello degli universi stessi, cosicché gli universi più efficienti nella produzione di buchi neri, in grado quindi di produrre altri universi simili a se stessi, avrebbero la meglio in una specie di lotta cosmologica per la conquista dello spazio.
Secondo quest’argomentazione saranno avvantaggiate dal processo di selezione le leggi della fisica che favoriscono la conversione della materia in molti buchi neri. Smolin sostiene che il nostro universo sia con molta probabilità un prodotto finale di un tale processo evoluzionistico, e che le leggi della fisica, che ci sembrano così ben adattate a permettere la nostra esistenza, siano in realtà sintonizzate in modo fine alla produzione di buchi neri e di un maggior numero di universi neonati.
La nostra esistenza potrebbe essere quindi una conseguenza parassitica del fatto che tali leggi permettano casualmente l’esistenza del carbonio e degli altri elementi su cui si fonda la vita come la conosciamo.

Libri consigliati - Il lato nascosto delle cose di C.W. Leadbeater



Esiste un lato nascosto di ogni cosa, o per essere più esatti, un lato non visto, nella maggior parte dei casi, questo lato non visto ha un'importanza molto superiore a quella di ciò che è visibile a occhio nudo.
 La parola occultismo è spesso mal compresa, essendo di fatto associata a riti magici e personaggi poco gradevoli, mentre l'etimologia stessa della parola, dal latino occultus, indica che l'occultismo è la scienza di ciò che è nascosto.
C.W. Leadbeater è, senza alcun dubbio, uno dei più famosi e autorevoli studiosi di questa scienza e quest'opera fornisce un'importante documentazione dei suoi studi, delle sue ricerche e dei risultati a cui è giunto.
Il lettore rimarrà affascinato dalla vastità delle conoscenze che l'autore rende disponibili e che ci rendono consapevoli dell'immensa importanza di andare oltre la semplice realtà sensoriale.
Fin dalle prime pagine appare evidente che chi si ferma all'apparenza vive un'esistenza molto limitata e interpreta la vita in maniera infantile e inadeguata, perché gran parte di ciò che avviene risulta incomprensibile e inspiegabile.
Gli studiosi di Teosofia sanno infatti che esiste un lato nascosto di ogni cosa, o per essere più esatti, un lato non visto, e sanno altresì che, nella maggior parte dei casi, questo lato non visto ha un¹importanza molto superiore a quella di ciò che è visibile a occhio nudo.
Chi si ferma all’apparenza vive un’esistenza molto limitata e interpreta la vita in maniera infantile e inadeguata, perché gran parte di ciò che avviene risulta incomprensibile e inspiegabile.
Io dico che è possibile all'uomo di sviluppare i suoi sensi in modo da poter vedere molta più parte del meraviglioso mondo in cui viviamo, parte la cui esistenza non è nemmeno sospettata dall'uomo ordinario, che vive soddisfatto in mezzo all'oscurità completa e la chiama luce.
C.W. Leadbeater
Non vi lamentate, non piangete, non pregate, ma aprite gli occhi e vedete. La verità è tutta intorno a voi, sol che vogliate togliervi la benda dagli occhi e guardare; ed essa è meravigliosa, stupenda, superiore a qualsiasi cosa che gli uomini abbiano mai sognato o desiderato, e dura in eterno.
Gautama il Buddha

Charles W. Leadbeater è considerato il più grande chiaroveggente del XX secolo. Personaggio di spicco dell' ambito spirituale, fu anche guida del giovane J. Krishnamurti.
Nato nel Northulberland nel 1854, Charles Webster Leadbeater abbandona la Chiesa Anglicana, di cui è sacerdote, per seguire le attività della Societa' Teosofica. Trasferitosi ad Adyar, in India, all'inizio del Novecento, sviluppa la sua attività insieme ad Annie Besant, viaggiando in tutto il mondo per diffondere gli insegnamenti teosofici. Nominato vescovo dalla "Chiesa cattolica liberale", una piccola chiesa riformata con un migliaio di fedeli a Sidney, nel 1923, rientra definitivamente in Australia, dove muore nel 1934.
Leadbeater ha desiderato spingersi oltre il limite sensoriale dello spazio e del tempo, per conoscere ciò che già è, ma che noi possiamo solo descrivere come ciò che sarà, con i limiti della percezione del presente; ha dedicato la sua vita allo studio di ciò che resta inspiegabile alla scienza e ai grandi misteri del cosmo.

Libri consigliati - La probabilità fa al caso nostro di C. Bernardini S. Tamburini




La certezza di ciò che avverrà è quasi sempre impossibile da garantire, ma rimane pur sempre fra le nostre aspirazioni più grandi. Se infatti per gli eventi naturali la casualità ha un significato strettamente fenomenico, per gli eventi sociali essa è fortemente determinata da scelte illusorie, pregiudizi e aspettative irrazionali. Cosa si può realisticamente fare? Due eminenti fisici provano a rispondere a questo interrogativo.

Carlo Bernardini (Lecce, 22 aprile 1930) è un fisico e divulgatore scientifico italiano. Nei primi anni sessanta collaborò alla realizzazione del primo sincrotrone, realizzandone, insieme ad altri fisici del laboratorio dell'INFN di Frascati, la costruzione dell'anello di accumulazione (AdA) sotto la supervisione di Bruno Touschek.

È autore di diverse opere di divulgazione scientifica, ma anche di saggi a sfondo politico e sociale sull'utilizzo delle conoscenze scientifiche nella società moderna. Fino al dicembre 2013 è stato direttore della rivista scientifica Sapere.
Silvia Tamburini (moglie del co-autore, fisica in pensione - le uniche notizie che la riguardano vertono prevalentemente per l'episodio che la ricorda per la sera del 28 giugno 2007 quando investì con la sua Panda gialla la moglie del presidente della Repubblica mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali di fronte al Quirinale. Sarà un caso?

Libri consigliati - La bellezza come metodo di Paul A.M. Dirac




Paul Dirac è noto come uno dei più grandi scienziati del secolo scorso: assieme a Einstein, Bohr, Pauli, Heisenberg, fu uno dei fondatori della fisica dei quanti, ed ebbe l’intuizione che guidò alla scoperta dell’antimateria. La sua vita è stata recentemente narrata nel libro di Graham Farmelo L’uomo più strano del mondo (Cortina). Meno note sono le sue riflessioni sul ruolo della bellezza come guida alla verità scientifica. Piccoli capolavori di filosofia della scienza, lucidissimi e chiari nell’esposizione, gli scritti e gli interventi raccolti in questo volume sono pervasi dall’idea che “se la prospettiva da cui si opera è quella di infondere bellezza nelle proprie equazioni... si è di sicuro sulla via del progresso”

Paul Adrien Maurice. - Fisico inglese (Bristol 1902 - Tallahassee1984); prof. di matematica a Cambridge dal 1932, membro della Royal Society di Londra dal 1930. Nel 1930 elaborò in forma relativistica la meccanica ondulatoria di L. De Broglie e E. Schrödinger, rendendo ragione, con le equazioni che portano il suo nome, del momento angolare e del momento magnetico intrinseci dell'elettrone e prevedendo l'esistenza dell'elettrone positivo, scoperto due anni dopo da Ch. D. Anderson; a lui è dovuta molta parte dell'attuale formulazione matematica della meccanica quantistica. Il D. ha ottenuto, per tali risultati, il premio Nobel per la fisica nel 1933. Dal 1958 fu socio straniero dei Lincei; dal 1961accademico pontificio.

Libri consigliati - I Numeri dell'universo di John D.Barrow






Le costanti di natura, vale a dire "i numeri dell'universo", sono le leggi fondamentali della fisica, la cui validità è indipendente dallo spazio e dal tempo in cui vengono applicate per lo studio dei fenomeni naturali. Secondo i più recenti studi di astrofisica questi capisaldi fisici sarebbero: la gravità, la velocità della luce, l'elettromagnetismo e la meccanica quantistica. Barrow racconta in che modo e perché queste leggi rappresentano gli assi cartesiani del mondo in cui viviamo e come la loro progressiva messa a punto sia una serie continua di passi in avanti verso la formulazione di quell'unica e grande teoria del tutto a cui la scienza aspira ormai da anni.

John D. Barrow (Londra 1952), già docente di astrofisica, attualmente insegna Scienze matematiche presso l'Università di Cambridge ed è direttore del Millenium Mathematics Project.
Prorettore del Clare Hall College di Cambridge, è membro della Royal Society. Studioso di fama internazionale, considerato uno dei maggiori esperti al mondo della moderna ricerca cosmologica, è autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche di cosmologia e astrofisica, e di molti libri divulgativi di successo, tradotti in decine di lingue, tra cui il fondamentale Il principio antropico (2002). Con Mondadori ha pubblicato tra l'altro La mano sinistra della creazione (con Joseph Silk, 1985), Da zero a infinito, la grande storia del nulla(2001), I numeri dell'universo (2003), L'infinito (2005), Le immagini della scienza (2009) e 100 cose essenziali che non sapevate di non sapere (2011).

domenica 8 febbraio 2015

Sulla Cimatica

Il termine Cimatica deriva dal greco "Kyma", cioè onda. "In principio era il Verbo" e in sanscrito "Nada Brahma". "Il mondo è suono". La Cimatica è una scienza antica come il mondo, se ne parla già nelle scritture vediche. Tutta la creazione è una sinfonia di suoni, di vibrazioni, in cui le singole parti si inseriscono attratte dalla risonanza con i suoni simili. La Cimatica è una scienza che studia le forme prodotte dalle onde ossia dalle frequenze che possono essere sonore, elettromagnetiche ecc. 
 Nel XVII secolo il fisico e musicista tedesco Ernst Florenz Friedrich Chaldni pubblicò "Entdeckungen ùber die Theorie des Klanges" (Scoperte sulla teoria dei suoni). In questa ed altre opere all'avanguardia Chladni, nato nel 1756 (lo stesso anno di Mozart) e morto nel 1829, pose le fondamenta di quella disciplina della fisica che avrebbe poi assunto la denominazione di acustica, la scienza del suono. Uno dei successi di Chladni fu quello di escogitare un metodo per rendere visibile quello che le onde sonore generano. Egli provò a far vibrare un arco da violino su una sottile lamina di metallo su cui distribuì una piccola quantità di sabbia: facendo scorrere l'archetto scoprì che la sabbia si separava andando a formare meravigliose forme simmetriche. Con questo esperimento dimostrò che il suono influisce davvero sulla materia fisica e diede inizio a una nuova scienza, la cimatica, cioè lo studio degli effetti delle onde sonore sulla materia fisica. Due secoli dopo un altro scienziato e fisico svizzero, il dr. Hans Jenny, morto nel 1972 e pressoché sconosciuto nelle nostre università, trascorse tutta la vita a sperimentare la capacità del suono di creare forme, scattando numerose fotografie. Per condurre questi esperimenti si avvalse di svariati dispositivi: oscillatori sonori, microfoni, sofisticate apparecchiature fotografiche, registrazioni di musica classica e di voci parlate. Osservò che le forme e le figure che si producevano sulla sabbia, limatura di ferro, acqua e altro, quando sono soggette a vibrazioni sonore, avevano una certa prevedibilità. Il dr. Jenny dimostrò che le vibrazioni producevano forme geometriche, sfere, cristalli e anche spirali a forma di galassie. Facendo vibrare vari materiali, tra cui acqua, olio e grafite, in essi compaiono delle forme con struttura tridimensionale che variano con il variare delle frequenze e della loro intensità. Ogni figura è semplicemente la forma visibile di una forza invisibile. Ogni forma contiene le informazioni delle vibrazioni che l'hanno generata ed è ipotizzabile che le ritrasmetta su armoniche maggiori. Jenny dimostrò che la musica produceva una struttura simile a quella di un tessuto: il suono crea la forma. Su questa base riteneva che la chiave per guarire il corpo si potesse trovare nella comprensione di come la frequenza sonora agisca sulle cellule e sulle strutture del corpo. Hans Jenny notò che determinati suoni corrispondono sempre alle stesse figure, inoltre, scoprì che acclamando i suoni di antichi linguaggi come il sanscrito o l'ebraico, le figure che si producevano, disegnavano il simbolo alfabetico che si pronunziava. Nei suoi esperimenti realizzò tanto le figure di Chladni quanto quelle di Lissajous. Scoprì inoltre che se faceva vibrare una lastra secondo frequenza e ampiezza specifiche - vibrazione - sul materiale della lastra comparivano le forme e gli schemi di movimento caratteristici di quella vibrazione. Se modificava la frequenza o l'ampiezza, variavano anche lo sviluppo e lo schema. Scopri che se aumentava la frequenza, altrettanto accadeva alla complessità degli schemi; il numero degli elementi diventava maggiore. Se, d'altro canto, aumentava l'ampiezza, i movimenti diventavano ancor più rapidi e tumultuosi e potevano persino creare piccole eruzioni dove il materiale effettivo veniva scagliato in aria. Le forme, le figure e gli schemi di movimento che comparivano si dimostrarono essere principalmente una funzione della frequenza, dell'ampiezza e delle caratteristiche inerenti ai vari materiali. Un'altra scoperta interessante rilevava che i disegni, che altrimenti si formavano, ricordavano le strutture cellulari degli organi viventi. 

 Jenny si convinse che la vita è il risultato delle vibrazioni specifiche di ogni cellula - in altre parole, ogni cellula ha il suo suono, la sua nota. Nel capitolo conclusivo di "Cymatics", Jenny riunisce questi fenomeni in un'unità suddivisa in tre parti. Il potere generativo fondamentale risiede nella vibrazione che, con la sua periodicità, sostiene i fenomeni e i loro due poli. Ad un polo abbiamo la forma, lo schema figurativo; in corrispondenza dell'altro polo troviamo il movimento, il processo dinamico. Secondo Jenny questi tre campi - vibrazione e periodicità come campo di fondo, e forma e movimento come i due poli - costituiscono un indivisibile insieme, anche se talvolta uno di essi può avere il predominio. Nel corso delle sue ricerche con il fonoscopio notò che quando venivano pronunciate le vocali delle antiche lingue fenicio-ebraica e sanscrita, la sabbia assumeva la forma dei simboli grafici delle vocali stesse mentre le nostre lingue moderne non producevano un analogo risultato! Come è possibile questo? Gli antichi ne erano a conoscenza? Ci sono connessioni con le "lingue sacre"? Hanno forse la facoltà di influenzare e trasformare la realtà fisica, di creare oggetti tramite il loro insito potere? Con lo studio della Cimatica si ha la prova che la vibrazione, il suono, influenza la materia. Essa dimostra in modo inequivocabile il rapporto tra forma e frequenza, rapporto che è alla base di tutto ciò che esiste. Il suono genera le forme, le recenti esperienze sul movimento ondulatorio confermano un nesso tra onde, sostanza e forma, riguardante anche tutti gli organismi. Tutti gli studi e gli esperimenti condotti con l'utilizzo di frequenze d'onda confermano studi ed esperienze che risalgono ad antiche civiltà secondo le quali ogni suono, quindi ogni onda vibratoria è in collegamento con una forma nello spazio, da essa generata e tenuta in vita e in movimento. Dalla stessa consapevolezza nasce quella famosa asserzione di Pitagora per cui la geometria è "musica cristallizzata". Studiosi ci hanno mostrato forme molteplici, alcune geometriche, da noi conosciute come simboli, croci, stelle, ecc., sono prodotte da vari tipi di vibrazione. Per cui, se ogni suono, onda, movimento, pensiero, sentimento, creano forme, anche noi di conseguenza stiamo continuamente creando forme, perché abbiamo la stessa natura vibratoria. L'idea di una forma generata da un campo vibrazionale e che risuona potrebbe sembrare irrazionale. Ogni figura è invece la forma visibile di una energia invisibile ed ogni forma contiene le informazioni sulle vibrazioni che l'ha generata. Immaginate che qualcuno mescoli la sabbia sul piatto e cancelli la forma. Nel giro di pochi secondi, la stessa forma ricompare. Com'è possibile spiegare questo? Solo ammettendo che il suono ha delle proprietà particolari di modulare e modellare l'energia, cioè la materia! Il Verbo è l'azione del suono. Nel corso di alcune sperimentazioni venne posta della sabbia sopra una membrana sensibile alle vibrazioni (disco di Chladni) e venne fatto produrre il canto dell'OM ad una persona: il risultato fu che la sabbia si dispose secondo delle linee di forza fino a formare un disegno circolare con tutta una serie di triangoli convergenti verso il centro. E' normale che il suono produca delle forme visive, ma il dato interessante in questo caso, è che il disegno prodotto corrispondeva ad uno Yantra, cioè ad un disegno rituale della cultura vedica. Lo Yantra ha la stessa funzione del Mantra sul piano visivo. Ma questo Yantra non era uno qualunque, bensì il cosiddetto Sri Yantra, che è da sempre considerato la rappresentazione visuale del suono OM, rivelatrice della perfetta armonia attraverso la perfetta geometria dei suoi triangoli convergenti.

venerdì 6 febbraio 2015

Rapporto tra Energia e materia nelle Scienze esatte e nella Cabala ebraica

La mia personale visione.-
L'Energia nasce dallo shock creato dal passaggio tra la stasi potenziale e la successiva fase cinetico-dinamica, possiamo dire che è la risultante dell’entropizzazione della materia che si trasforma annichilendosi, la vita quindi è generata dall’energia è essa stessa entropia, ed il processo di invecchiamento inizia immediatamente dopo la nascita proprio a causa della trasformazione entropica (En=m+ent+T – Energia = materia + entropia + tempo) oppure (V = m + ent +T – Vita = materia + entropia + tempo), questo processo riguarda tutto il multiverso, dalla vita organica a quella cosidetta inorganica).
Possiamo anche formulare l’ipotesi che l’entropia è in stretta correlazione con il karma.
E’ insolito notare come il processo entropico sia la causa della vita e della distruzione della stessa (intesa anche come disgregamento) mentre la stasi, l’immobilità potenziale, sia vista come perfezione ed ordine, (mentre in realtà  è  la morte in attesa di riformularsi come vita).
In questo processo entropico, gli elettroni si espandono sempre di più verso la periferia allontanandosi dal centro e mano a mano che questo avviene, il movimento rotatorio spiraloide centrifugo diviene anche ondulatorio, in quanto giunto al limite delle proprie possibilità di capienza dentro l’atomo, ondulatorio come compromesso tra il movimento originario e il nuovo movimento rettilineo (reso tale dal limite del processo centrifugo).
Anche la velocità dell’elettrone aumenta via via si avvicina alla periferia, la sua velocità diverrà massima quando supera  la “gravità  interna” e sfugge.
Questo spiega come al variare della distanza dell’elettrone dal nucleo, vaiano anche i parametri – lunghezza d’onda e frequenza vibrazionale (altra prova del rapporto di causa ed effetto in cui è implicato il karma a livello atomico), creando così “a cascata”:
1) Gravitazione
2) Radioattività
3) Radiazioni ultraviolette
4) Luce (spettro visibile)
5) Calore (spettro invisibile ultrarosso)
6) Elettricità
7) Suono
Nasce così, come descritto anche nella Qabalah, (vedi argomenti correlati precedentemente trattati ed inoltre il capitolo “Sepher Yetzirah e fisica dei quanti” del libro “Il Velo di Maya – Corrispondenze e analogie  tra Buddhismo, Cabala e Taoismo), il passaggio tra il Mondo dell’Idea ed il mondo della forma.
L’energia che si è formata, cambia la sua morfologia nel feno(u)meno ma rimane parte dell’Omniverso.
Per prima si forma la Gravitazione come protoforma energetica, poi (e qui torna lo schema a cascata spiraloide logaritmica) come in un motorte a movimento perpetuo, disturba l’equilibrio elettrico positivo/negativo del nucleo-elettrone e ri-crea il movimento spiraloide logaritmico (vedi anche la spirale logaritmica del numero di Fibonacci).

Secondo la cabala

La Shevirah sarebbe la seconda tappa della Creazione, la Rottura dei Vasi dopo la contrazione. La luce che si irradia, entra nello spazio vuoto, ma sempre in linea retta ed essa viene chiamata Adam Qadmon (l'uomo primordiale). L'emanazione della luce in principio fu equilibrato, successivamente però furono proprio gli occhi dell'uomo primordiale a irradiare questa luce. Essa fu talmente forte che il loro contenitori, (dei vasi) non riuscirono a contenerli e si ruppero, facendo cadere una parte delle scintille di santità (288) verso il basso, mentre la maggior parte delle scintille ritornarono alla sorgente. La teoria della rottura produce un cambiamento in un mondo stabile e praticamente perfetto. Da ora in avanti tutto diventa imperfetto e instabile. Scopo di tutto questo è riprendere queste scintille di santità che altrimenti alimenterebbero le Klippot, I gusci negativi che rivestono le Sefirot.

Secondo la Scienza

Dalla luce alla materia: ora è possibile
Usando la tecnologia esistente e senza il coinvolgimento di massicce particelle ad alta energia sarà possibile creare materia da un fascio di luce. Come si legge su Nature Photonics, dove è stato pubblicato lo studio, per la prima volta l'ipotesi di Breit e Wheeler formulata nel 1934 potrebbe essere stata provata


Nuovi passi in avanti verso il completo controllo della luce da parte degli scienziati. Un gruppo di fisici dell’Imperial College di Londra, Regno Unito, ha scoperto come passare dalla luce alla materia in pochi “semplici” passi, dopo 80 anni da quando, per la prima volta, venne teorizzata questa possibilità. Creare la materia dalla luce è tra gli obiettivi più suggestivi della elettrodinamica quantistica e questa volta il gruppo di fisici, in collaborazione con il Max-Planck-Institut für Kernphysik, sembra aver centrato il bersaglio, provando la teoria degli scienziati Gregory Breit e John Wheeler, i quali, nel 1934, suggerirono che poteva sarebbe stato possibile un giorno trasformare la luce in materia “semplicemente” facendo scontrare due fotoni (le particelle elementari della luce) creando così un elettrone e un positrone. Prima di allora non era mai stato teorizzato un metodo tanto semplice, anche se i due scienziati non si sarebbero mai aspettati che, 80 anni dopo, qualcuno sarebbe stato in grado di dimostrarlo fisicamente. Numerosi test in passato hanno tentato l’impresa utilizzando sempre le particelle ad alta energia ma senza mai raggiungere il risultato desiderato.

 Come possiamo vedere questo "schema a cascata" appartenente alle leggi della termodinamica ha delle forti affinità con la visione cabalistica, sarà un caso?