venerdì 13 marzo 2015

In questo mondo di schiavi

(La parabola del cieco che guida altri ciechi, Pieter Bruegel il Vecchio, 1568, immagine di wikimedia)




Guardandomi in giro, leggo ed ascolto dei veri e propri proclami di persone che invocano in tutte le forme di comunicazione possibili la parola “libertà”. Libertà di espressione, libertà delle popolazioni oppresse, libertà di pensiero, libertà come ricerca della verità.
Invocare la libertà di solito presuppone il fatto che si sia in qualche modo prigionieri di qualcosa o di qualcuno, si cerca una autodeterminazione e un affrancamento da una presunta situazione di schiavitù.
Quotidianamente siamo bombardati da notiziari che parlano di guerre e di intere popolazioni oppresse in nome di una religione o da estremismi religiosi, persone barbaramente uccise o torturate proprio da una assenza di quella libertà da tutti reclamata.
La definizione contrapposta alla parola libertà è “schiavitù”. Allora possiamo notare che esistono molte forme di schiavitù, quella del fumo, quella dei vizi, quella delle “forma mentis”. Lev Tolstoj disse che la schiavitù altro non è che lo sfruttamento da parte di pochi del lavoro di molti, personalmente lo adatterei nella frase “la schiavitù altro non è il vantaggio di pochi sullo sfruttamento di molti”.
Non dimentichiamoci dello sfruttamento psicologico che “la società” impone a se stessa e capillarmente parlando, a tutti noi. Lo “status sociale” e uno sfruttamento psicologico, la tensione sociale che giudica in base al possesso di beni (auto, denaro, vestiti ed altro) o in base alla posizione lavorativa, ci vede come schiavi mentali che lavorano per ottenere il meglio per se stessi ottenendo invece un effimero benessere materiale. Tanto effimero quanto inutile.
Emerge quindi la necessità di porsi una domanda: “Cos’è la libertà”? Per dare una definizione a questo termine troppo abusato bisogna scendere fino alle piccole realtà quotidiane.
Partiamo dal concetto di ordine e disordine con piccoli esempi; Il codice della strada prevede che le biciclette non possono salire sul marciapiede, chi sale o parcheggia la propria bicicletta è in multa (ricordo che un giorno - negli anni ’70 - trovai una multa tra la leva di un freno per parcheggio abusivo). Questo, per quanto spiacevole, è ordine.
Oggi chiunque parcheggia o circola con la bicicletta sul marciapiede e nessuno gli fa più ne multa ne osservazione. Questo è disordine. Badate bene NON E’ LIBERTA’ è disordine.
Questo è solo un piccolo esempio della realtà di tutti i giorni, ogni atto o gesto che possa in qualche modo ledere l’altrui spazio vitale è DISORDINE e ANARCHIA (ordine fondato sull'autonomia e la libertà degli individui). Se vogliamo parlare dell’anarchia stradale possiamo prendere spunto per molti esempi: chi non ha parcheggiato in doppia fila o occupato indebitamente uno spazio per carico/scarico merci, o peggio ancora uno spazio per i portatori di handicap? O Superato con doppia fila continua mettendo a rischio l’incolumità del prossimo?
Troppo prolisso? Troppo capillare? Eppure è dalle piccole cose che si costruiscono le grandi cose. Sono i piccoli gesti di ignoranza e maleducazione che creano il mostro sociale del DISORDINE, mi perdonerete quindi se scenderò troppo nel micro per spiegare il macro.
Se poi vogliamo parlare della libertà di pensiero o della libertà dal sistema creato dai media pagati dal potere per ingannare le masse, potremmo tranquillamente estendere il concetto fin nei libri di storia. Il problema di questa ricerca della libertà di pensiero è che porta a credere alle cose più incredibili e indifendibili che la nostra immaginazione possa creare.
La realtà che emerge quindi è quella che vede la maggior parte di persone, le stesse che vogliono la libertà, che in realtà si creano da soli la loro schiavitù personale.
In realtà come è possibile vivere senza nemmeno un confine di riferimento? Senza una educazione (che sia stradale o comportamentale), senza una regola? Potrebbe esistere solo il bene assoluto? Questo non porterebbe ad uno squilibrio contrario? Una dimostrazione? La corrente di “illuminati” che pretende di conoscere “i segreti più nascosti” dei governi.
Oggi  vediamo una pletora di maestri, insegnanti, dotti, tutti emersi come funghi dalla rete. Tutti improvvisati e convinti di possedere la verità assoluta, quasi nessuno con una reale competenza e quasi tutti ispirati dalla rete stessa. Questi “profeti” fanno le dichiarazioni più ardite senza nemmeno uno straccio di prova a suffragio delle proprie ipotesi e tutti fermamente convinti di ciò che asseriscono tacciando di “collaborazionismo” tutti coloro che osano mettere in dubbio le loro affermazioni.
Da questa “corrente di pensiero” emerge la volontà di uscire dal sistema (che ormai viene definita “matrix”, ma che in realtà è un termine ripetuto a pappagallo dalla maggior parte di chi lo utilizza senza saperne spiegare il significato). Emerge qui un contesto a parte che è stato studiato anche da sociologi e psicologi, questo “ambiente culturale” vede migliaia di persone che “trasmettono ciò che gli è stato trasmesso”, senza dubitarne la fonte, o addirittura utilizzando fonti assolutamente inaffidabili senza nemmeno una verifica. Ben lontani dai veri studiosi dei fenomeni (ufologici o parapsicologici) che nei decenni scorsi si mantenevano comunque ben saldi a prove circostanziate, a testi verificabili o a fonti reperibili.
Nessuno mai si è chiesto da dove i vari Adam Qadmon o i vari “divulgatori” recuperino le loro fonti? Nessuno si è mai chiesto se queste fonti sono o non sono attendibili?
Questo vale anche per la “politica”, ci sono siti che montano ad arte situazioni, per poi divulgarle, che vedono gli immigrati compiere azioni abiette con il risultato che monta ancora di più l’avversione e la rabbia verso lo straniero. Ebbene questi esempi a cosa portano? A una forma mentis (ovvero una SCHIAVITU’) … Se da una parte il complottista prova dei sentimenti di frustrazione e pessimismo verso il futuro, quello che vorrebbe vedere cambiare le cose nel proprio paese invece risulta schiavo della rabbia e sentimento di aggressività latente. Il tutto creato ad arte da terzi… Quindi tutti schiavi.
Nessuno si accorge di fare la parte della pedina in una scacchiera già predisposta da qualcun altro? Nessuno si accorge che le proprie azioni sono pilotate in una direzione e che i movimenti sono già stati programmati? Alla fine ognuno vive un presunta libertà data da una presunta verità, tutti in uno stato di schiavitù mentale che toglie l’obbiettività e la discriminazione necessarie per poter produrre una ricerca seria e costruttiva. Quindi? TUTTI SCHIAVI.
Nessuno che si chieda chi paga lo stipendio ad Adam Qadmon? Chi paga lo stipendio ai vari “informatori” di Adam Qadmon?

Qui emerge la volontà di armare la mano i un bambino a cui non è stato insegnato il concetto di bene e di male…. Attenzione, potrebbe sparare…

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