Come possiamo sostenere di uscire dal tessuto karmico se non ne eliminiamo gli agganci tra esso e la nostra mente? Fermorestando che essendo formato dal passaggio tra unità e dualità non ne saremmo svincolati che al momento della divisione del nostro corpo nei suoi elementi.
Se ogni senso (Skanda) lo superalimentiamo e se alimentiamo odio, rancore, superbia, superiorità e tutti gli analoghi sentimenti negativi come potremo definirci “liberi e sollevati” dal tessuto karmico? Senza parlare del rischio di prendere questo impegno come un autoelevazione egoica, sarebbe la beffa aggiunta al danno! Se ci elevassimo credendo di trascendere ogni legame e guardassimo il prossimo come se fossimo arrivati alla “Buddhità” saremmo arrivati solamente a “rompere il nostro uovo”
Studiare, studiare, studiare… ma APPLICARE ciò che si è studiato (ora, ora, ora et LABORA) altrimenti saranno solo vane parole e fumo di fornace, nulla a che fare con la trasformazione di se stessi.
Anche chi ha compreso e si permette di consigliare gli altri può farlo, sentendosi magari ferito se qualcuno ha ancora qualcosa da insegnargli dimostrando così la presenza “libera e parassitaria” del proprio ego, dimenticando che chi ha intrapreso questa strada di studio ed introspezione non deve dimostrare nulla, ma solo indicare a chi è arrivato dopo la strada tracciata prima.
Ora chi ha in cuor suo la sicurezza di non alimentare con sentimenti negativi il proprio “ospite”?
Sarebbe necessario “agire senza agire”, simile al Wu Wei taoista, applicare la non-azione, o non soffermarsi sull’azione per fare si che l’anima stessa non divenga simbiotica attraverso e con quella determinata azione.
Il wu-wei non è da confondersi ad un mero fare nulla, ad una inerzia inconsapevole, bensì aderire ad un comportamento libero da desideri egoici e da ambizioni profane, unica prerogativa di questo mondo.
Huai nan-tzu afferma che:” Colui che segue l’ordine naturale fluisce nella corrente del Tao”
Si dice che la condizione ideale nella quale la Virtù (Tê), di ogni parte del tutto possa dispiegarsi completamente è che nella Via tutto si sviluppi spontaneamente, senza costrizioni ne frizioni tra le parti del meccanismo karmico. Colui il quale ha oltrepassato il “sonno durante la veglia” deve proprio seguire il flusso, cavalcare le onde karmiche, consapevole che se naviga con l’onda a fianco si capovolgerà sicuramente, se invece la saprà oltrepassare la sua barca sarà inaffondabile e non arrecherà nel tessuto karmico nessuna perturbazione di causa/effetto, nessun fenomeno naturale anormale e nessun disordine negli affari del mondo.
Colui che ha subito il risveglio deve controllarsi severamente in tutte le sue azioni considerandole come una microragnatelatela integrata in una macroragnatela, ogni movimento ed azione sconsiderata contravverrà alla natura delle cose e porterà conseguenze negative, al pari di chi applica il vuoto mentale chi pratica l’inattività non starà fermo aspettando che la montagna crolli, ma si muoverà in sintonia con essa, sapendo che quando questo avverrà nemmeno un granello di polvere gli cadrà addosso, ricordando che “Quando la mente è turbata, si produce il molteplice, ma il molteplice scompare quando la mente si acquieta”.
Lao-tzu ha dato una versione del flusso del velo karmico che ha espresso nel Tao Tê Ching, Fo Hi scrisse il Libro dei Mutamenti, un testo (pseudo) divinatorio che mostra il flusso karmico ad “Effetto Farfalla”, infatti nei commentari confuciani delle “Dieci Ali” ha grande importanza l’aspetto dinamico dei feno(u)meni. La trasformazione incessante di tutte le cose e di tutte le situazioni è il messaggio essenziale del “I Ching”. Nel Buddhismo molti sono i riferimenti al Velo di Maya ed all’impermanenza vista (ma soprattutto vissuta) come non-attaccamento a questo mondo fittizio e virtuale, non per nulla la parola karma ha come radice Kri, che significa “fare radice”. (vedi il concetto soprastante), la Qabalah ebraica mostra (al pari della Meccanica e fisica quantistica, vedi Bohm, Heisemberg, Barrow, Maxwell, Feynman, solo per citarne alcuni) che la creazione avviene attraverso uno “schema a cascata” dimostrato graficamente (e filosoficamente) nell’Albero Sephirotico. Come si può evincere che non siamo scopritori, semmai siamo fruitori di una conosc(i)enza già esistente, solo applicando queste “nozioni di viaggio” riusciremo a passare l’esame della “pesatura del cuore” e sconfiggere il Samsara, che è la ri-caduta nel Velo Karmico.
Mi viene in mente un aneddoto buddhista che può far capire come si esprima il karma, narra di un saggio (un Illuminato, ma da cosa? Da una Luce! Ma quale Luce? Della Conoscenza! Ma chi da la conoscenza? Colui/Lei che porta la Luce!), che guardava una pagina, e dentro questa pagina si accorge che c’era una nuvola, infatti senza nuvola non c’è pioggia e senza pioggia gli alberi non crescono! E senza alberi non possiamo fare la carta! Quindi se c’è questa pagina è anche grazie a quella nuvola, possiamo dire quindi che la nuvola e la pagina “inter-sono”, però guardando attentamente vedremo anche in questa pagina la luce del sole, ma anche il tempo, lo spazio, la terra i minerali del terreno, ed io aggiungerei anche (senza avere la presunzione di aggiungere nulla di ciò che aveva dedotto il nostro saggio) che oltre a questi fattori inter-agenti alla pagina,vedo anche il sudore di chi l’ha pressata, il pranzo che ha dato forza all’operaio, alla volontà muliebre di chi ne ha cucinato il pasto, di chi ha coltivato o allevato gli alimenti che ne hanno dato costituzione, di chi ha portato gli ingredienti al commerciante che li ha venduti alla moglie dell’operaio, e così via fino all’inizio di tutte le cose…
Putroppo al momento siamo vincolati da questa “ragnatela karmica” da eventi tracciati prima della nostra nascita, tutto sta a stabilire chi sarà ragno e chi mosca… a questo serve anche “morire” e rinascere iniziaticamente, per spezzare tutti i fili della ragnatela, tabula rasa necessaria per crearne una nuova dopo la raggiunta consapevolezza.
Per finire(?) posso solo aggiungere le parole del saggio taoista Chuang-tzu :”Il fine della nassa è il pesce: preso il pesce metti da parte la nassa. Il fine del calappio è la lepre: presa la lepre metti da parte il calappio. Il fine delle parole è l’idea: afferrata l’idea metti da parte le parole”
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