domenica 26 marzo 2017

Contattisti, un nuovo futuro scientifico?

Questo articolo non tratta espressamente la Karmanautica, ma mi è sembrato doveroso affrontarlo perchè utilizza la teoria dell’Entanglement, concetto teoretico utilizzato anche nella mia disciplina, per spiegare la simultanea trasmissione di emozioni attraverso lo spazio che ho chiamato “Entanglement Karmico”. Ve lo propongo visto che sono tematiche che mi appassionano da sempre.
Il fenomeno del contattismo riguarda la connessione telepatica e/o fisica con esseri di natura extraterrestre: per quanto riguarda il contattismo di natura telepatica oggi è sempre più diffuso e, se è vero che ha contribuito a cambiare il sistema di credenze limitato e materialista dell'essere umano post-illuministico, è anche vero che le informazioni che giungono attraverso questa metodica di telepatia verticale non sempre sono attendibili.
Contattisti famosi furono il nostro Eugenio Siragusa, ma anche Claude Vorilhon, sedicente ultimo messia o profeta e fondatore del Movimento Raeliano, George Adamski, Billy Meier, Carlos Diaz, Fernando Sesma Manzano (protagonista di un presunto contatto con gli Ummiti), Elizabeth Klarer, Orfeo Angelucci, Riley Martin, Pier Fortunato Zanfretta per citarne alcuni.
Il CESNUR (Centro Studi Nuove Religioni) descrive una realtà che ha ormai un posto di rilievo nel quadro della "nuova religiosità contemporanea". Gli aderenti ai culti ufologici -- intesi come seguaci di "contattisti", cioè di persone che affermano di avere ricevuto dagli extraterrestri un messaggio religioso, distinti dai semplici "ufologi", che hanno per i dischi volanti un interesse che non è di natura religiosa -- superano i centomila nel mondo; in Italia sono più di mille, con un’influenza però su una cerchia assai più vasta.

Già Jung riteneva che i culti dei dischi volanti avrebbero avuto un ruolo importante nel ventunesimo secolo, come escatologie religiose modernizzate per venire incontro alle paure dell’uomo moderno e al suo desiderio di conciliare vaghe aspirazioni al sacro e scienza, mettendo al centro di nuove mitologie "angeli tecnologici" che costituiscono la versione moderna del deus ex machina degli antichi.

Teorie fantascientifiche? Visioni di persone disturbate? Allucinazioni sensoriali? Le opinioni dei “puristi” della Scienza più oltranzista e rigorosa affiderebbe questa tipologia di persone agli Istituti di Igiene Mentale preposti alla cura di malattie psichiatriche, e la stragrande maggioranza di scettici, dal CICAP a tutti i gruppi affini ad esso, tipo l’ European Council of Skeptical Organisations, sarebbero concordi a relegare nel regno della fantasia/raggiro, questa categorie di “medium dello spazio”, ma attenzione!
Nel regno delle speculazioni che riguardano la Fisica Quantistica ci sono novità che aprirebbero spiragli di vidimazione scientifica nei confronti del contattismo, sembra infatti che si stiano compiendo esperimenti affiancati al SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) per la ricerca di messaggi provenienti dallo spazio e da civiltà intelligenti! Infatti attraverso quel fenomeno quantistico chiamato ENTANGLEMENT (Ricordate il mio articolo riguardante l’entanglemente karmico?) sembra che le cellule cerebrali possano funzionare come “antenne quantiche” e captare i pensieri lanciati da qualche fratello cosmico... ma siccome io non sono un fisico teorico riporto interamente l’articolo... Troverete ottimi spunti di riflessione e magari (e lo dico per voi lettori) anche qualche punto di partenza per studi più approfonditi.


La fisica quantistica aprirebbe nuovo ipotesi e conferme sul contattismo e sui fenomeni paranormali!


UNA NUOVA VIA PER IL SETI: TRASMISSIONE E RICEZIONE NON-LOCALE DI MESSAGGI 

Come ben sappiamo, le ricerche finora condotte dal progetto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) non hanno portato per adesso risultati confortanti. Non esiste infatti ancora evidenza che civiltà extraterrestri avanzate abbiano mai inviato segnali radio o ottici utilizzando le onde elettromagnetiche, le quali, per loro natura, sono tanto più deboli in ricezione, quanto minore è l'intensità del segnale e quanto maggiore è la distanza della sorgente che trasmette il segnale. Ma siamo sicuri che civiltà ben più avanzate della nostra impiegherebbero le onde elettromagnetiche per comunicare con noi? Quello che già oggi siamo in grado di capire sul meccanismo dell'entanglement, ci fa prefigurare che forse, in un futuro non lontano, potremmo noi stessi usare questo sistema per comunicare in maniera istantanea con altri esseri intelligenti nell'universo: questi, però, ci sarebbero riusciti prima di noi, visto e considerato che la statistica stellare e la teoria della probabilità prevede che possano esserci altre civiltà ben più evolute della nostra, in grado di utilizzare tecnologie per noi inimmaginabili. E infatti qualcuno qui sulla Terra sta già pensando di utilizzare il metodo dell'entanglement quantistico per ricevere e trasmettere messaggi in maniera non-locale. Uno di questi è il biofìsico statunitense Fred Thaheld, il quale intenderebbe utilizzare gli effetti di non-località che avverrebbero a livello biologico, e in particolare nel cervello. 
Gli esperimenti effettuati su contenitori separati di cellule neurali dimostrano eventi di entanglement. Stati di entanglement cerebrale sarebbero stati costruiti all'Università di Milano, dove sono stati fatti crescere neuroni in un contenitore. In seguito, si è preso un campione di cellule neurali da quel contenitore e sono state fatte crescere in un altro contenitore. L'ipotesi di partenza era che i neuroni presenti in entrambi i contenitori fossero connessi da uno stato di entanglement. Non restava allora che trovare un modo per manifestare questo stato. Fu utilizzato infatti un fascio laser - ben sapendo che i neuroni sono molto sensibili a certi stimoli elettrici - indirizzando il fascio laser sul secondo contenitore di cellule neurali, ben separato dal primo. Ciò che i ricercatori milanesi osservarono fu una eclatante reazione elettrica nei neuroni presenti in entrambi i contenitori, dimostrando così che il fenomeno dell'entanglement sembra avvenire anche a livello delle cellule neurali (ora sappiamo che non sono i neuroni in sé a reagire, ma i microtubuli in esso presenti, per via delle proprietà studiate da Hameroff e Penrose). 
Allo stesso modo, ma in maniera ancora più sofisticata - come si vedrà in dettaglio in seguito -, i cervelli di coppie separate di persone sono in grado di entrare, in certe condizioni, in stato di reale entanglement



Ciò è stato verificato analizzando i tracciati EEG di entrambe le persone. 
Questi esperimenti ci dimostrano che se è possibile verificare uno stato di entanglement a distanza tra cellule neurali o persone umane, è in linea di principio possibile ottenere lo stesso risultato tra cervelli tra loro separati da un oceano di anni luce. Questa possibilità ha una sua ragione di essere, in base all'assunzione cosmologica (prima trattata), che al momento del Big Bang tutte le particelle dell'universo dovevano essere tra loro entangled e che a certi livelli - come ad esempio il DNA o i microtubuli dei neuroni - questi stati di entanglement siano rimasti inalterati. Occorre solo risvegliarli in qualche modo, utilizzando tecnologie e strategie molto raffinate. Fred Thaheld ritiene che questa non solo sia una via percorribile, ma anche una via molto più sensata di quella percorsa dal SETI tradizionale: così ha messo a punto un progetto estremamente raffinato, che lui chiama "non-località astrobiologica" (o "bio-astro-entanglement). Thaheld ritiene inoltre che se ci poniamo in condizione di ricevere segnali del genere, non è detto che quello che riceveremmo debba provenire per forza da civiltà necessariamente più evolute della nostra. Se lo "entanglement neurale" è un fenomeno diffuso nell'universo, anche creature inferiori sarebbero in grado di inviare a caso e involontariamente segnali non-locali; al punto tale che l'universo sarebbe costellato di segnali del genere, che andrebbero a costituire una enorme e caotica foresta di "rumore", entro il quale noi dovremmo riuscire a spulciare svariati segnali che si intersecano tra loro. Al contrario, creature più avanzate di noi sarebbero in grado sia di inviare segnali intenzionali che di ricevere segnali dello stesso tipo, ma anche di riuscire a estrarre il segnale dal rumore cosmico di entanglement neurale di cui sopra. 
Il concetto che sta alla base del progetto di ricerca di Thaheld è che noi sappiamo che eventi neurali possono dare inizio ad eventi mentali, ma allora è anche possibile che succeda il contrario e cioè che eventi mentali diano l'innesco ad eventi neurali. Noi potremmo essere costantemente bombardati - da sempre - da segnali mentali del genere, senza che ce ne accorgiamo: una specie di "emissione mentale di fondo". Del resto, anche in altri aspetti l'universo presenta radiazione di fondo (in questo caso elettromagnetica e particellare) di vario tipo, rappresentata da neutrini, raggi cosmici, radiazione cosmologica nelle microonde, radiazione gravitazionale. Perché non anche l'emissione mentale, visto che oggi sappiamo che il meccanismo dell'entanglement non è più una fantasia? Quindi noi ci troveremmo a essere invasi da un bagno di emissione mentale di entanglement, caratterizzata da vari gradi di complessità, che ci apparirebbe solo come rumore se noi non trovassimo dei criteri, delle strategie e delle procedure per estrarre e decodifìcare il segnale che ci interessa. Teniamo presente che si tratterebbe di una caotica sovrapposizione di informazione entangled proveniente da un numero spropositato di sorgenti di vario tipo, che possono essere in larga parte non intenzionali (le civiltà meno avanzate o primitive) e in piccola parte intenzionali (le civiltà più avanzate). 
Ma come procederemmo per cercare di agganciare almeno uno di questi messaggi mentali? Secondo Thaheld, dovremmo monitorare attentamente il tracciato cerebrale EEG nostro, quello che proviene dal nostro cervello, per verificare se segnali particolari si sovrappongono al normale tracciato, che di per sé è già molto caotico. Ovviamente occorrerebbe effettuare un lavoro enorme di filtraggio, e soprattutto coadiuvati da procedure algoritmiche completamente informatizzate. E anche se riuscissimo a rilevare "segnali esterni" questi potrebbero anche provenire da altri cervelli umani, che produrrebbero una specie di fastidioso effetto perturbativo. Ci accorgeremmo, probabilmente, della natura aliena di certi segnali, solo andando ad analizzare in maniera profonda la struttura dei messaggi ricevuti e soprattutto la loro intenzionalità. In tal caso, sappiamo che sarebbero sicuramente molto ben studiati e codificati. Dunque, in questa maniera noi andremmo a cercare l'evidenza di intelligenze extraterrestri, studiando e spulciando in maniera certosina il tracciato elettro-encefalografìco del nostro stesso cervello!
Non ci sono comunque dubbi che sarebbe più facile intercettare informazione entangled proveniente da civiltà avanzatissime, in grado di far risaltare un segnale dal rumore di fondo. E queste civiltà potrebbero aver sviluppato le tecniche per generare e mantenere il meccanismo dell'entanglement tra esseri viventi nell'Universo. 



Ma oltre a ricevere messaggi, noi potremmo anche tentare di inviarne dei nostri, utilizzando esattamente la stessa tecnica utilizzata dai ricercatori milanesi con le cellule neurali in uno dei contenitori. Senza bisogno di usare il cervello di un essere vivente, potremmo utilizzare un contenitore di cellule neurali e stimolarlo con impulsi laser o magnetici, modulati in maniera intelligente al fine di inviare segnali ben codificati. Se invece non lavorassimo in trasmissione, ma in ricezione, oppure volessimo tentare di trovare una risposta al nostro messaggio, allora noi ci limiteremmo a osservare e a registrare semplicemente che tipo di attività elettrica emerge dal contenitore di cellule neurali. Poi, aspetteremmo alcune ore o alcuni giorni, per vedere se le cellule sviluppino attività elettrica di un qualche tipo, la registreremmo e la analizzeremmo, utilizzando algoritmi molto sofisticati per l'analisi del segnale; un tipo di algoritmo in grado anche di eliminare il "rumore elettrico" di fondo del cervello, al fine di permettere di far emergere il segnale forte e chiaro. Ci aspetteremmo segnali di carattere ripetitivo e con un pattern intelligente ben riconoscibile e confrontabile con i nostri modelli teorici. Questo sarebbe il criterio che ci permetterebbe di indirizzare la nostra interpretazione in direzione di un reale segnale alieno, riuscendo a discernere il segnale reale dall'enorme quantità di rumore di fondo. Inoltre è altamente improbabile che qui sulla Terra qualcuno sia in grado di inviare segnali del genere. Questa tecnica di analisi del segnale sarebbe sostanzialmente identica a quella utilizzata dal SETI standard; l'unica fondamentale differenza è che ci aspetteremmo di ricevere e trasmettere segnali in maniera istantanea! Per quanto questo sia un progetto che richieda un buon numero di risorse economiche e tecnologiche per essere realizzato, l'idea non è affatto peregrina dal punto di vista scientifico. 
Ovviamente, quando saremo sufficientemente maturi, al posto di contenitori di cellule neurali utilizzeremmo il cervello umano direttamente. Forse tra 100 anni, o forse meno, riusciremo a fare tutto questo. Già oggi siamo in grado di stilare un progetto realistico di massima, e anche di tentare i primi esperimenti. In fondo per partire ci basta utilizzare sofisticati sistemi EEG di acquisizione dei dati unitamente a un potente algoritmo di analisi del segnale, in maniera tale che possiamo subito iniziare a monitorare sia cellule neurali che cervelli di persone, con o senza stimolazioni esterne. 



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