Questo
articolo non tratta espressamente la Karmanautica, ma mi è sembrato doveroso
affrontarlo perchè utilizza la teoria dell’Entanglement, concetto teoretico
utilizzato anche nella mia disciplina, per spiegare la simultanea trasmissione
di emozioni attraverso lo spazio che ho chiamato “Entanglement Karmico”. Ve lo
propongo visto che sono tematiche che mi appassionano da sempre.
Il
fenomeno del contattismo riguarda la connessione
telepatica e/o fisica con esseri di natura extraterrestre: per
quanto riguarda il contattismo di natura telepatica oggi è sempre più diffuso
e, se è vero che ha contribuito a cambiare il sistema di credenze limitato e
materialista dell'essere umano post-illuministico, è anche vero che le
informazioni che giungono attraverso questa metodica di telepatia verticale non
sempre sono attendibili.
Contattisti
famosi furono il nostro Eugenio Siragusa, ma anche Claude Vorilhon, sedicente
ultimo messia o profeta e fondatore del Movimento
Raeliano, George Adamski, Billy Meier, Carlos
Diaz, Fernando Sesma
Manzano (protagonista di un
presunto contatto con gli Ummiti), Elizabeth Klarer, Orfeo Angelucci, Riley Martin, Pier Fortunato
Zanfretta per citarne alcuni.
Il CESNUR (Centro Studi Nuove Religioni) descrive una realtà
che ha ormai un posto di rilievo nel quadro della "nuova religiosità
contemporanea". Gli aderenti ai culti ufologici -- intesi come seguaci di
"contattisti", cioè di persone che affermano di avere ricevuto dagli
extraterrestri un messaggio religioso, distinti dai semplici
"ufologi", che hanno per i dischi volanti un interesse che non è di
natura religiosa -- superano i centomila nel mondo; in Italia sono più di mille,
con un’influenza però su una cerchia assai più vasta.
Già Jung
riteneva che i culti dei dischi volanti avrebbero avuto un ruolo importante nel
ventunesimo secolo, come escatologie religiose modernizzate per venire incontro
alle paure dell’uomo moderno e al suo desiderio di conciliare vaghe aspirazioni
al sacro e scienza, mettendo al centro di nuove mitologie "angeli
tecnologici" che costituiscono la versione moderna del deus ex machina degli antichi.
Teorie
fantascientifiche? Visioni di persone disturbate? Allucinazioni sensoriali? Le
opinioni dei “puristi” della Scienza più oltranzista e rigorosa affiderebbe
questa tipologia di persone agli Istituti di Igiene Mentale preposti alla cura
di malattie psichiatriche, e la stragrande maggioranza di scettici, dal CICAP a
tutti i gruppi affini ad esso, tipo l’ European Council of
Skeptical Organisations, sarebbero concordi a relegare nel regno della
fantasia/raggiro, questa categorie di “medium dello spazio”, ma attenzione!
Nel regno delle speculazioni che riguardano la Fisica
Quantistica ci sono novità che aprirebbero spiragli di vidimazione scientifica
nei confronti del contattismo, sembra infatti che si stiano compiendo
esperimenti affiancati al SETI (Search for
Extraterrestrial Intelligence) per la ricerca di
messaggi provenienti dallo spazio e da civiltà intelligenti! Infatti attraverso
quel fenomeno quantistico chiamato ENTANGLEMENT (Ricordate il mio articolo
riguardante l’entanglemente karmico?) sembra che le cellule cerebrali possano
funzionare come “antenne quantiche” e captare i pensieri lanciati da qualche
fratello cosmico... ma siccome io non sono un fisico teorico riporto
interamente l’articolo... Troverete ottimi spunti di riflessione e magari (e lo
dico per voi lettori) anche qualche punto di partenza per studi più
approfonditi.
La fisica quantistica aprirebbe nuovo ipotesi e conferme sul
contattismo e sui fenomeni paranormali!
UNA NUOVA VIA PER IL SETI: TRASMISSIONE E RICEZIONE NON-LOCALE DI
MESSAGGI
Come ben sappiamo, le ricerche finora condotte dal progetto SETI (Search for
Extraterrestrial Intelligence) non hanno portato per adesso risultati
confortanti. Non esiste infatti ancora evidenza che civiltà extraterrestri
avanzate abbiano mai inviato segnali radio o ottici utilizzando le onde
elettromagnetiche, le quali, per loro natura, sono tanto più deboli in
ricezione, quanto minore è l'intensità del segnale e quanto maggiore è la
distanza della sorgente che trasmette il segnale. Ma siamo sicuri che civiltà
ben più avanzate della nostra impiegherebbero le onde elettromagnetiche per
comunicare con noi? Quello che già oggi siamo in grado di capire sul meccanismo
dell'entanglement, ci fa prefigurare che forse, in un
futuro non lontano, potremmo noi stessi usare questo sistema per comunicare in
maniera istantanea con altri esseri intelligenti nell'universo: questi, però,
ci sarebbero riusciti prima di noi, visto e considerato che la statistica
stellare e la teoria della probabilità prevede che possano esserci altre
civiltà ben più evolute della nostra, in grado di utilizzare tecnologie per noi
inimmaginabili. E infatti qualcuno qui sulla Terra sta già pensando di
utilizzare il metodo dell'entanglement quantistico per ricevere e trasmettere
messaggi in maniera non-locale. Uno di questi è il biofìsico statunitense Fred
Thaheld, il quale intenderebbe utilizzare gli effetti di non-località che
avverrebbero a livello biologico, e in particolare nel cervello.
Gli esperimenti effettuati su contenitori separati di cellule neurali
dimostrano eventi di entanglement. Stati di entanglement cerebrale
sarebbero stati costruiti all'Università di Milano, dove sono stati fatti
crescere neuroni in un contenitore. In seguito, si è preso un campione di
cellule neurali da quel contenitore e sono state fatte crescere in un altro
contenitore. L'ipotesi di partenza era che i neuroni presenti in entrambi i
contenitori fossero connessi da uno stato di entanglement. Non restava allora che trovare un modo per
manifestare questo stato. Fu utilizzato infatti un fascio laser - ben sapendo
che i neuroni sono molto sensibili a certi stimoli elettrici - indirizzando il
fascio laser sul secondo contenitore di cellule neurali, ben separato dal
primo. Ciò che i ricercatori milanesi osservarono fu una eclatante reazione
elettrica nei neuroni presenti in entrambi i contenitori, dimostrando così che
il fenomeno dell'entanglement sembra avvenire anche a livello delle
cellule neurali (ora sappiamo che non sono i neuroni in sé a reagire, ma i
microtubuli in esso presenti, per via delle proprietà studiate da Hameroff e
Penrose).
Allo stesso modo, ma in maniera ancora più sofisticata - come si vedrà in
dettaglio in seguito -, i cervelli di coppie separate di persone sono in grado
di entrare, in certe condizioni, in stato di reale entanglement.

Ciò è stato verificato analizzando i tracciati EEG di entrambe le persone.
Questi esperimenti ci dimostrano che se è possibile verificare uno stato di
entanglement a distanza tra cellule neurali o persone umane, è in linea di
principio possibile ottenere lo stesso risultato tra cervelli tra loro separati
da un oceano di anni luce. Questa possibilità ha una sua ragione di essere, in
base all'assunzione cosmologica (prima trattata), che al momento del Big Bang
tutte le particelle dell'universo dovevano essere tra loro entangled e che a certi livelli - come ad esempio
il DNA o i microtubuli dei neuroni - questi stati di entanglement siano rimasti inalterati. Occorre solo
risvegliarli in qualche modo, utilizzando tecnologie e strategie molto
raffinate. Fred Thaheld ritiene che questa non solo sia una via percorribile,
ma anche una via molto più sensata di quella percorsa dal SETI tradizionale:
così ha messo a punto un progetto estremamente raffinato, che lui chiama
"non-località astrobiologica" (o "bio-astro-entanglement).
Thaheld ritiene inoltre che se ci poniamo in condizione di ricevere segnali del
genere, non è detto che quello che riceveremmo debba provenire per forza da
civiltà necessariamente più evolute della nostra. Se lo "entanglement neurale"
è un fenomeno diffuso nell'universo, anche creature inferiori sarebbero in
grado di inviare a caso e involontariamente segnali non-locali; al punto tale
che l'universo sarebbe costellato di segnali del genere, che andrebbero a
costituire una enorme e caotica foresta di "rumore", entro il quale
noi dovremmo riuscire a spulciare svariati segnali che si intersecano tra loro.
Al contrario, creature più avanzate di noi sarebbero in grado sia di inviare
segnali intenzionali che di ricevere segnali dello stesso tipo, ma anche di
riuscire a estrarre il segnale dal rumore cosmico di entanglement neurale di cui sopra.
Il concetto che sta alla base del progetto di ricerca di Thaheld è che noi
sappiamo che eventi neurali possono dare inizio ad eventi mentali, ma allora è
anche possibile che succeda il contrario e cioè che eventi mentali diano
l'innesco ad eventi neurali. Noi potremmo essere costantemente bombardati - da
sempre - da segnali mentali del genere, senza che ce ne accorgiamo: una specie
di "emissione mentale di fondo". Del resto, anche in altri aspetti l'universo
presenta radiazione di fondo (in questo caso elettromagnetica e particellare)
di vario tipo, rappresentata da neutrini, raggi cosmici, radiazione cosmologica
nelle microonde, radiazione gravitazionale. Perché non anche l'emissione
mentale, visto che oggi sappiamo che il meccanismo dell'entanglement non è più una fantasia? Quindi noi ci
troveremmo a essere invasi da un bagno di emissione mentale di entanglement,
caratterizzata da vari gradi di complessità, che ci apparirebbe solo come
rumore se noi non trovassimo dei criteri, delle strategie e delle procedure per
estrarre e decodifìcare il segnale che ci interessa. Teniamo presente che si
tratterebbe di una caotica sovrapposizione di informazione entangled proveniente da un numero spropositato
di sorgenti di vario tipo, che possono essere in larga parte non intenzionali
(le civiltà meno avanzate o primitive) e in piccola parte intenzionali (le
civiltà più avanzate).
Ma come procederemmo per cercare di agganciare almeno uno di questi messaggi
mentali? Secondo Thaheld, dovremmo monitorare attentamente il tracciato
cerebrale EEG nostro, quello che proviene dal nostro cervello, per verificare
se segnali particolari si sovrappongono al normale tracciato, che di per sé è
già molto caotico. Ovviamente occorrerebbe effettuare un lavoro enorme di
filtraggio, e soprattutto coadiuvati da procedure algoritmiche completamente
informatizzate. E anche se riuscissimo a rilevare "segnali esterni"
questi potrebbero anche provenire da altri cervelli umani, che produrrebbero
una specie di fastidioso effetto perturbativo. Ci accorgeremmo, probabilmente,
della natura aliena di certi segnali, solo andando ad analizzare in maniera
profonda la struttura dei messaggi ricevuti e soprattutto la loro
intenzionalità. In tal caso, sappiamo che sarebbero sicuramente molto ben
studiati e codificati. Dunque, in questa maniera noi andremmo a cercare
l'evidenza di intelligenze extraterrestri, studiando e spulciando in maniera
certosina il tracciato elettro-encefalografìco del nostro stesso cervello!
Non ci sono comunque dubbi che sarebbe più facile intercettare informazione entangled proveniente da civiltà avanzatissime,
in grado di far risaltare un segnale dal rumore di fondo. E queste civiltà
potrebbero aver sviluppato le tecniche per generare e mantenere il meccanismo
dell'entanglement tra
esseri viventi nell'Universo.

Ma oltre a ricevere messaggi, noi potremmo anche tentare di inviarne dei
nostri, utilizzando esattamente la stessa tecnica utilizzata dai ricercatori
milanesi con le cellule neurali in uno dei contenitori. Senza bisogno di usare
il cervello di un essere vivente, potremmo utilizzare un contenitore di cellule
neurali e stimolarlo con impulsi laser o magnetici, modulati in maniera
intelligente al fine di inviare segnali ben codificati. Se invece non
lavorassimo in trasmissione, ma in ricezione, oppure volessimo tentare di
trovare una risposta al nostro messaggio, allora noi ci limiteremmo a osservare
e a registrare semplicemente che tipo di attività elettrica emerge dal contenitore
di cellule neurali. Poi, aspetteremmo alcune ore o alcuni giorni, per vedere se
le cellule sviluppino attività elettrica di un qualche tipo, la registreremmo e
la analizzeremmo, utilizzando algoritmi molto sofisticati per l'analisi del
segnale; un tipo di algoritmo in grado anche di eliminare il "rumore
elettrico" di fondo del cervello, al fine di permettere di far emergere il
segnale forte e chiaro. Ci aspetteremmo segnali di carattere ripetitivo e con
un pattern intelligente ben riconoscibile e confrontabile con i nostri modelli
teorici. Questo sarebbe il criterio che ci permetterebbe di indirizzare la
nostra interpretazione in direzione di un reale segnale alieno, riuscendo a
discernere il segnale reale dall'enorme quantità di rumore di fondo. Inoltre è
altamente improbabile che qui sulla Terra qualcuno sia in grado di inviare
segnali del genere. Questa tecnica di analisi del segnale sarebbe
sostanzialmente identica a quella utilizzata dal SETI standard; l'unica
fondamentale differenza è che ci aspetteremmo di ricevere e trasmettere segnali
in maniera istantanea! Per quanto questo sia un progetto che richieda un buon
numero di risorse economiche e tecnologiche per essere realizzato, l'idea non è
affatto peregrina dal punto di vista scientifico.
Ovviamente, quando saremo sufficientemente maturi, al posto di contenitori di
cellule neurali utilizzeremmo il cervello umano direttamente. Forse tra 100
anni, o forse meno, riusciremo a fare tutto questo. Già oggi siamo in grado di
stilare un progetto realistico di massima, e anche di tentare i primi
esperimenti. In fondo per partire ci basta utilizzare sofisticati sistemi EEG
di acquisizione dei dati unitamente a un potente algoritmo di analisi del
segnale, in maniera tale che possiamo subito iniziare a monitorare sia cellule
neurali che cervelli di persone, con o senza stimolazioni esterne.

Fonti: