Il vagito di un bambino appena nato riempie la stanza
d’ospedale, la creatura non si rende conto del circostante, ed i suoi “sensori”
appena collegati a Matrix/Velo di Maya iniziano a creare reti neuronali al fine
di poter successivamente riconoscere e collocare in memoria impressioni,
oggetti, odori, sensazioni tattili, colori e suoni. Un uomo ed una donna, i
Fautori Karmici che hanno dato origine alla “caduta” dello spirito nella
materialità, si guardano con un insieme di stupore, felicità e timore.
La loro
vita sta cambiando e si dovrà inquadrare in una nuova dimensione karmica in cui
il loro bambino sarà una nuova figura – importante/non importante/dannosa.
Sarà
erede di un “DNA memico karmico” che ne condizionerà l’esistenza a venire come
i genitori stessi ne sono stati condizionati, discendenti a loro volta dei
condizionamenti esperienziali dei loro padri e madri.
Ecco
come il primo “imprinting karmico” viene installato nei figli dagli stessi
genitori che si fanno portatori di un loro bagaglio culturale, politico e di
vissuto accumulato durante gli anni e che si accumula sopra allo stesso
bagaglio culturale, politico e di vissuto di cui hanno subito l’influenza.
Il
nascituro vivrà in un ambiente dove la sopravvivenza si chiama status sociale e con l’età diverrà schiavo di una
convenzione (condivisa da tutti i “sonnambuli mentali”) che lo porterà a
cercare di ottenere il meglio (miglior titolo di studio, miglior lavoro in
termini di reddito, miglior automobile, casa di proprietà etc…).
Inutile
dire che ogni insoddisfazione di uno di questi parametri getterà in uno stato
di frustrazione ed abbattimento il soggetto in questione, dando vita a
sentimenti di rivalsa verso chi, al contrario, ha ottenuto ciò che egli
desiderava, da qui’ l’inizio dell’aggressione virale dei vizi (Superbia,
Invidia, Rabbia etc…)
Senza
nessuna VERA consapevolezza, cercherà di soddisfare le aspettative dei genitori
che lo vorrebbero “ingegnere nucleare”, “ Direttore di banca” o quantomeno
“Dirigente d’azienda”, attenzione! non onesto, anche se semplicemente
dignitoso, lavoratore dipendente!
Vivrà il
suo karma in un ecosistema sociale che come un bacino di virus/vizi, lo porterà
ad una immersione inconsapevole nella materialità più gretta, socialmente
becera e consueta che lo legherà inesorabilmente ad una vita priva di coscienza
di se stesso e in un sonnambulismo letargico, ed il risultato?
Un
esistenza priva di ogni tipo di direzione che comprende tutte le direzioni, un
agire senza una vera volontà che non porta a nulla che non sia uno spreco di
vita e di occasioni per gestire in modo ottimale la propria realtà quotidiana,
una vita sperperata ad inseguire sogni e che attrae solo la materialità fine a
se stessa.
In
questo “sistema chiuso” direi quasi “adiabatico” il nostro neonato, divenuto
uomo e, dopo avere subito “l’inoculazione karmico/comportamentale” dai genitori
prima, e dall’insieme sociale poi, diviene vittima di tutti quei vizi
comportamentali che il sistema stesso gli impone, e come un tuffo in un pozzo
nero si sporca lo spirito appesantendolo sempre più. Il concetto di proprietà,
di “mio e basta” lo scusarsi sempre, anche quando ha torto, il pensare che
tutto il mondo gli sia debitore per qualcosa, sono tutti “parassiti mentali”
che lo fanno indurre in un continuo vortice di errori con il risultato di
riempire il proprio “sacco karmico” zavorrandolo ben bene, guadagnandoci così
un ritorno sicuro in questo Velo di Maya attraverso il samsara.
Ma cos’è il samsara? Il termine sanscrito saṃsāra (devanāgarī संसार, “scorrere insieme”) indica, nelle religioni dell’India quali il Brahmanesimo, il Buddhismo, il Giainismo e l’Induismo, la dottrina inerente al ciclo di vita, morte e rinascita. È talora raffigurato come una ruota. (Wiki docet) è il corrispondente della reincarnazione, ovvero la rinascita dell’anima, o dello spirito di un individuo, in un altro corpo fisico, dopo che è trascorso un certo intervallo di tempo dalla sua morte terrena, la reincarnazione è conosciuta come metempsicosi o come metemsomatosi ed è conosciuta dagli egizi e dai greci, ne parlano Erodoto, Pitagora, (si… quello delle tabelline e del teorema) Filolao (della Scuola Pitagorica) Empedocle, Parmenide e Platone.
Dopo Platone, la dottrina della reincarnazione o metempsicosi passerà nei neoplatonici e in varie correnti gnostiche, esoteriche ed ermetiche, proprie del tardo ellenismo. Filone di Alessandria fu tra i primi a conciliare la religione ebraica con la reincarnazione platonica. Plotino, Giamblico, Proclo, ripresero sostanzialmente da Platone la concezione che l’anima si reincarni e ritorni sulla terra a causa di una colpa originaria, per espiare la quale occorre compiere un lungo cammino di ascesi, liberandosi dagli affetti terreni che altrimenti potrebbero indurre l’anima a restare vincolata alla materia, addirittura molte sette cristiane, le prime per esattezza, credevano nella reincarnazione. Col Rinascimento tornarono in voga le dottrine platoniche della reincarnazione soprattutto in Giorgio Gemisto Pletone, Marsilio Ficino e Giordano Bruno, insieme alle correnti esoteriche dell’alchimia. Nei giorni nostri anche Arthur Schopenhauer sostenne la teoria della reincarnazione.
Una precisazione però ritengo sia necessario farla, anche perché, nonostante il concetto di base sia simile non è uguale! Nel Buddhismo infatti anziché reincarnazione sarebbe più corretto parlare di rinascita, infatti nel Manusmṛti (Leggi di Manu) leggiamo: «Considera attentamente le trasmigrazioni degli uomini, cagionate dalle loro azioni colpevoli… lo spirito vitale che esce dal corpo per rinascere nel grembo di una creatura umana… le sciagure che soffrono gli esseri animati a cagione delle loro iniquità e la felicità inalterabile che invece provano nella contemplazione dell’essere divino che conferisce ogni virtù». In questo contesto possiamo notare come il peso delle proprie azioni determini la ri-nascita dell’anima corrotta dai vizi terreni in un corpo fisico, proprio quello che, attraverso la consapevolezza delle medesime azioni compiute e che compiremo, cercheremo di evitare, come? Attraverso uno studio meticoloso sulle strategie adeguate per comprendere e conoscere il nemico che si cela in se stessi e neutralizzarne gli effetti nocivi, attraverso un lavoro interno teso a superare il concetto di “ego” e tutto ciò che esso comporta, il capire che è meglio vivere dando importanza all’”essere se stessi” anziché “essere ciò che piace agli altri”. Penso di avere dato in questa quinta lezione, abbastanza materiale su cui riflettere.
Testi consigliati:
Il Karma – Gabriele Burrini, Alda Gallerano Ed. Xenia
Reincarnazione e Karma – Rudolf Steiner Ed. Antroposofica
Capire il Karma – Rudolf Steiner Ed. Rudolf Steiner
Reincarnazione e Karma – Massimo Scaligero Ed. Mediterranee
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